Vimodrone, salva famiglia ucraina dall’incendio. Il senegalese: "Eroe? No, dovere"

Lamine Gaye, 25 anni, cresciuto in comunità: ora vive da solo e lavora come addetto alla sicurezza

Lamine Gaye, 25 anni, senegalese: è cresciuto nella comunità di don Claudio Burgio

Lamine Gaye, 25 anni, senegalese: è cresciuto nella comunità di don Claudio Burgio

Vimodrone (Milano) - Si sono salvate dalle bombe russe, ma hanno rischiato di morire nell’incendio della loro a casa a Vimodrone, nel Milanese. Giovedì, a mettersi tra le due consuocere settantenni ucraine e il destino è stato un 25enne di origini senegalesi, Lamine Gaye, addetto alla sicurezza in un’agenzia milanese, ex minore non accompagnato cresciuto a Kayros, la comunità di don Claudio Burgio che ha sede in città. È lui che ha salvato le due donne, il figlio-genero, il nipote e il cane della famiglia Kovalchyk, calandoli, uno alla volta, dal balcone di una palazzina di via San Remigio, su una scala prestata dai vicini. E alla fine è corso al lavoro, preoccupato solo di non far tardi. "Era solo il mio dovere – dice – credo che chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso". L’altro giorno stava correndo a prendere la metropolitana quando ha sentito le urla in centro. Ha alzato gli occhi e ha capito che doveva fare in fretta.

Il fumo nero e le fiamme erano già ben oltre il tetto della palazzina marrone a pochi passi dalla parrocchia. Ha chiesto se ci fossero donne incinte o bambini e ha rassicurato tutti, vicino a lui. Senza la minima esitazione ha infilato un gradino dopo l’altro e ha portato tutti a terra. Poi, ha salutato ed è sparito, di corsa in stazione. "Abbiamo perso tutto, ma siamo salvi. Con quello che succede nel nostro Paese è questo che conta. In qualche modo faremo", dice Vitaliy Kovalchyk, il cuoco a Vimodrone da 20 anni che era in casa con le due donne, il figlio e il cagnolino quando è cominciato l’inferno. Il rogo è divampato vicino alla porta di ingresso, forse a causa del corto circuito di una presa elettrica, tagliando ogni via di fuga.

"Ho visto tutta la mia vita scorrermi davanti. Mi si è stretto il cuore pensando a mia madre e mia suocera appena arrivate qui dopo tanti pericoli. E rischiavamo di perderle, adesso. Vorrei abbracciare Lamine, senza di lui non saremmo qui a raccontare cosa è successo. Ma è scappato via". Ieri, l’ha rintracciato il sindaco Dario Veneroni che ha voluto stringergli la mano di persona: "È un cittadino modello, un esempio per tutti". Il giovane senegalese è sorpreso: "Se sono quello che sono lo devo a Kayros. Per me è stata una famiglia". Il ragazzo che è rimasto 6 anni in comunità grazie alla quale ha studiato per costruirsi una posizione, autonomia e dignità, ora vive per contro proprio. Si occupa di antincendio nei negozi e nei supermercati. "Rischiare la propria vita per salvare qualcun altro con la sola preoccupazione di precipitarsi poi a fare il proprio dovere non è da tutti – sottolinea Gianni Pagliarini, comandante della polizia locale –. Si chiama integrazione perfetta".

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