
Area Nova-Elfe, ex discarica Eca, spunta un ricorso al Tar: nel perimetro da sanificare ci sono rifiuti solidi, mentre i vecchi orti abusivi sono stati sgomberati
Vimodrone (Milano), 28 aprile 2025 – Area Nova–Elfe, ex discarica Eca, con un ricorso al Tar la proprietà tenta di bloccare il maxi piano di risanamento da 6 milioni avviato dal Pirellone. In ballo “i costi della pulizia”, secondo il Comune che ha appena incaricato gli avvocati di resistere in giudizio. Nel perimetro da sanificare ci sono rifiuti solidi, mentre i vecchi orti abusivi sono stati sgomberati. È uno dei 18 “siti orfani” lombardi, zone degradate e abbandonate da decenni e per ripulirle serve una montagna di soldi. A fine intervento la zona “entrerà nel patrimonio pubblico, troveremo la formula - spiega il sindaco Dario Veneroni - e trasformata in parco”.
Il piano regionale
Palazzo Lombardia ha messo a punto il programma di ripristino, dal Piano di ripresa e resilienza sono arrivati 51 milioni per centrare l’obiettivo, la Regione ha messo sul piatto gli altri 14, per un totale di 65. “Sono aree inquinate in cui non è rintracciabile un responsabile della contaminazioni, oppure è inerte”, spiega Giorgio Maione, assessore all’Ambiente. Ed è questo il caso di Vimodrone, dove le ruspe sono attese a giorni sulla Sp 160 al confine con Cernusco e Cologno. Ma la proprietà dei 70mila metri sulla provinciale che collega la Padana a Cascina Crivella, ha impugnato la titolarità temporanea del sito assunta dall’Amministrazione per rimettere in sicurezza l’ex cava. Nei terreni sono stati trovati metalli pesanti, mentre in falda i solventi clorurati hanno superato le soglie di norma.
Il contenzioso
Dati non ricollegabili direttamente alla vecchia attività, ma l’intervento è necessario. Il progetto prevede la rigenerazione, oltre al monitoraggio dei biogas a fine lavori. Il trascorso giudiziario sulla zona è lungo, diverse le ordinanze del Comune che intimavano di rimettere tutto in sicurezza sono rimaste lettera morta, ma alla fine del contenzioso, nel 2014, la giustizia aveva confermato la legittimità dell’operato del Municipio.
Il traguardo
“Ci siamo mossi in ogni modo per risolvere il problema, fino a chiedere alla Regione di esercitare i poteri sostitutivi per avviare la rinascita”, ricorda il primo cittadino. E così è stato. Ma la controparte teme che alla fine il Pirellone chieda indietro quanto speso per sistemare, da qui l’impugnazione. Che rischia di incidere sui tempi del Pnrr, il piano, infatti, impone che il 70% della superficie sia riqualificato entro il primo trimestre 2026. La giunta crede che il cantiere partirà a maggio, a fine opere prevede la restituzione dell’area al pubblico: “Al posto del degrado, nascerà un parco”.