MARIANNA VAZZANA
Cronaca

L’antica villa dei Pozzobonelli ridotta a rifugio per disperati

Gioiello del Quattrocento abbandonato, ora si apre uno spiraglio

Villa Pozzobelli

Milano, 12 luglio 2019 - Si chiama cascina, in realtà è quel che resta di una villa suburbana della fine del ’400, nata sulle ceneri di un monastero e forse su progetto di Bramante, trasformata da Giacomo Pozzobonelli, tra i feudatari di Gian Galeazzo Sforza, nella sua «dimora di delizie e svaghi» come si legge sul totem esterno. Un tempo quel luogo era in aperta campagna, oggi è a pochi metri dalla Centrale, in viale Andrea Doria, all’altezza del civico 4. Cascina Pozzobonelli ora è circondata da hotel, uffici, locali e servizi, osservata da migliaia di occhi di turisti e milanesi di passaggio. E pare quasi un gioiello fuori posto.

«Ma va salvaguardata», è la voce di residenti e lavoratori della zona che segnalano incursioni: dalla strada non è raro notare stracci e rifiuti ammassati sulle pietre antiche, a pochi centimetri dai resti degli affreschi. Il presidente del Muncipio 2, Samuele Piscina (Lega), ha diffuso foto di immondizia e segni di bivacchi che si sono estesi fin dentro la cappella un tempo collegata alla dimora (costituita da tre corpi di fabbrica e due cortili) da un portico di dieci arcate. Si sono conservate quattro campate in cui è raffigurata una veduta del Castello Sforzesco con la torre del Filarete prima del crollo del 1521. Si dice che Luca Beltrami abbia preso spunto proprio da questa immagine per ricostruirla secondo l’aspetto rinascimentale. Il Comune è proprietario della cascina dal 1895.

Con la nascita di viale Andrea Doria la villa è stata abbattuta, la cappella e le campate salvate sono state restaurate nel 1907. Adesso c’è chi propone di assegnare il luogo ad associazioni, chi di organizzarci eventi culturali. Dall’assessorato al Demanio apprendiamo che c’è «l’interesse a rivalutare la cascina»; finora la superficie ridotta del luogo e il vincolo della Soprintendenza hanno reso difficile trovare soluzioni. Un primo bando per l’uso era andato deserto. Ora si ragiona su strade diverse, ad esempio un bando rivolto alle realtà del territorio o l’affidamento diretto a un soggetto, visto che c’è stata una manifestazione di interesse. «Intanto, degrado e bivacchi attorno alla stazione Centrale hanno deturpato anche questo luogo storico, lasciato dal Comune in balìa di persone che lo utilizzano come rifugio e gabinetto» accusa Piscina.