Villa Litta, un delitto senza colpevole. Il pm si arrende: "Archiviate"

Del killer di Marilena resta solo una foto sfocata

l rilievi al parco di Villa Litta, dove la donna è stata uccisa (Newpress)

l rilievi al parco di Villa Litta, dove la donna è stata uccisa (Newpress)

Milano, 6 febbraio 2019 - La morte assurda di Marilena Negri, la signora di 63 anni uccisa al parco di Villa Litta mentre portava a spasso il cane, resta senza un colpevole: un altro cold case da mettere nel cassetto. Il pm Donata Costa che ha coordinato le indagini a partire da quel 23 novembre di due anni fa, ieri ha chiesto che sia archiviato. Nessun elemento utile, niente di niente in due anni di indagini senza interruzioni, e quello che fu trovato all’epoca, nell’immediatezza del delitto, cioè una traccia di Dna accanto al collo della signora, se in un primo momento agli investigatori era sembrata una svolta, nei mesi successivi si è confemata una pista sbagliata.

L’unico indagato, un ucraino di 30 anni, è stato scagionato mesi fa. I sospetti degli investigatori si erano concentrati sul ragazzo dell’Est, per via di una fonte confidenziale che era convinta di averlo visto da un compro oro mentre vendeva la catenina di Marilena. Ma non solo. L’ucraino era clandestino, ospite della sorella - lei regolare - che abitava ad Affori, spesso stazionava al parco di villa Litta, dove avvenne l’omicidio, lo avevano visto in tanti. Lo straniero, dopo una lite con la sorella, aveva chiesto ospitalità a varie persone del quartiere, finendo in casa con un altro connazionale. Anche il giorno dell’omicidio era stato visto girare al parco e l’uomo era somigliante all’identikit del killer tracciato dagli investigatori.

Tutto questo aveva portato gli inquirenti a concentrarsi su di lui. Era stato pedinato e intercettato, senza risultati. In casa dell’ucraino, durante le perquisizioni, non erano stati mai trovati abiti nemmeno simili a quelli che indossava il killer, inquadrati dalle telecamere. Così gli uomini della squadra mobile, avevano confrontato il Dna trovato sul corpo della vittima con quello dell’indagato e i risultati ne avevano dimostrato l’estraneità. Qualche mese dopo, la catenina cercata nei negozi era stata trovata dai figli della signora Negri in un cassetto della sua camera da letto. L’autopsia sul corpo della donna accertò che fu colpita con una coltellata, e che morì per una lesione alla carotide. Resta ferma l’ipotesi dell’omicidio a scopo di rapina. Quella mattina dello scorso novembre, Marilena Negri uscì di casa come ogni mattina e alle 6.50 portò il cane al parco. Era uscita da pochi minuti quando un uomo l’aggredì alle spalle. Un punteruolo alla gola, forse un movimento improvviso di lei, e la lama le ha reciso l’arteria. Del colpevole resta un’immagine sfocata ripresa dalle telecamere di sorveglianza del parco di Villa Litta. È la sagoma di un uomo agile che fugge, un uomo senza volto e identità.

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