Villa Gina, un gioiello nelle mani del Parco

La dimora sarà acquistata con fondi regionali: valore un milione e 600mila euro. Perfino Leonardo la rappresentò in uno dei 600 disegni

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di Barbara Calderola

Il Parco Adda Nord compra il gioiello, via libera dei sindaci all’acquisto di Villa Gina dal comune di Trezzo, che ospita il polmone verde dal 1993.

Ora il cambio di rotta: il Pan non sarà più ospite, ma proprietario di buona parte della dimora fissata da Leonardo in uno dei suoi 600 disegni custoditi nel Codice Windsor.

Prezzo d’acquisto, 1 milione 600mila euro da pagare con fondi regionali, e, se necessario, con la vendita di immobili. E’ l’ossatura del piano finanziario che garantirà la copertura dei costi senza pesare sui bilanci municipali e "senza intaccare la capacità di azione del Parco in altri ambiti". Il valore è stato fissato tenendo conto della ristrutturazione in corso inserita nel calcolo per la proposta, "495mila euro per l’adeguamento dell’impianto di riscaldamento e la sostituzione degli infissi al pian terreno e al primo piano". Esclusa dalla compravendita l’ala assegnata all’associazione "Carabinieri in congedo" che continuerà a rispondere alla giunta. La decisione è frutto di una nuova strategia, "dare una casa al Parco", spiega il presidente Francesca Rota. L’Adda Nord si aggiunge così alla schiera di proprietari illustri, protagonisti in Italia e in Europa.

Dalle sue stanze è passata la parabola di Napoleone, la Villa, infatti, costruita nel XVI secolo sulle ceneri di un edificio fortificato, fu acquistata da Pietro Moscati, medico di corte dell’imperatore, che ne fece il proprio "buen retiro". Le ragioni che portarono l’archiatra di sua Maestà al promontorio sul Naviglio, dove nasce l’Adda, sono raccontate in un libro dello storico trezzese Italo Mazza: "La casa sulla ripa di Concesa, dai Pozzi da Perego ai Bassi di Milano". Dentro c’è tutto sul celebre acquirente: scienziato, accademico, astronomo, confidente di Bonaparte, che lo nominò conte e gli affidò la sua salute e quella di Giuseppina.

Le dimensioni e il sontuoso aspetto attuale si devono invece a Paolo Bassi, podestà di Milano, che nel 1855 ne ordinò l’aggiornamento. Ma da qui è passata anche la Rivoluzione industriale, con uno dei suoi padri, Silvio Crespi, erede del Villaggio Operaio, oggi patrimonio Unesco, che comprò il complesso cambiandogli nome in onore della moglie, da qui Villa Gina. Poi, divenne istituto professionale per gli orfani di guerra e centro di recupero Casa del Sole.

Negli anni Ottanta fu ceduta gratuitamente al Comune dalla Regione. E oggi torna al Pirellone. Fra gli obiettivi dell’operazione, migliorare la fruizione del Muva, il Museo interattivo della Valle dell’Adda, ospitato nell’antica dimora.

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