Pagati poco e anche male assicurati, la vita (a rischio) dei vigili del fuoco

Ad ogni chiamata corrono a salvare cittadini, ma in media i pompieri sono solo due per ogni Comune. Protesta a Milano

Il presidio di protesta a Milano

Il presidio di protesta a Milano

Milano, 3 dicembre 2019 Partiamo dai numeri. «In Lombardia i vigili del fuoco operativi sono solo 2.896 e devono coprire più di 1.500 Comuni. Significa in media meno di due vigili per Comune». Hanno come basi 54 sedi “terrestri” e 4 aeroportuali (Malpensa, Linate, Orio al Serio, Montichiari), «insufficienti». In una regione «che ha più di 10 milioni di abitanti e un’estensione di 23.863 chilometri quadrati geograficamente eterogenea, abbiamo solo un vigile del fuoco ogni 3.400 abitanti, contro la media europea di uno ogni mille. Questo genera un allungamento dei tempi di attesa e, a pagarne le conseguenze, sono per primi i cittadini».

I sindacati dei vigili del fuoco tornano a farsi sentire dopo lo sciopero e le manifestazioni di due settimane fa in tutta Italia: a Milano le rappresentanze di Cgil, Cisl, Uil e Confsal hanno organizzato ieri un presidio all’ingresso del Comando provinciale di via Messina per chiedere «il potenziamento degli organici (in Lombardia, la dotazione è del 30% inferiore rispetto alla pianta organica prevista dallo stesso ministero dell’Interno), uno stipendio adeguato così come un sistema previdenziale e una tutela assicurativa degna in caso di infortunio sul lavoro. Basti pensare che manca un’assicurazione che, come l’Inail, possa tutelarci in toto contro infortuni e malattie professionali».

L’obiettivo è «essere equiparati alle altre forze dell’ordine». «Dopo le nostre mobilitazioni, tutti gli schieramenti politici hanno presentato emendamenti a favore dei vigili del fuoco ma ora è fondamentale tenere alta l’attenzione perché le richieste siano formalizzate da parte del Governo nella legge di Bilancio. Basta promesse, vogliamo i fatti», sintetizza Maurizio Giardina, segretario generale Cisl Fns Lombardia. L’intento è «avere un cambiamento effettivo e sostanziale nell’arco dei prossimi tre anni». Entrando nello specifico, quanto al problema «carenza di organico», «il lavoro ne risente e, soprattutto - sottolinea Giardina - ne risentono i cittadini. Non esiste sicurezza per il cittadino senza un efficace sistema di soccorso». Pure il tasto «riconoscimento economico» è dolente: «Non è adeguato alla nostra specificità professionale», evidenziano i sindacati.

Lo stipendio base di un pompiere, fanno sapere, è di 1.400 euro e può arrivare a 1.500 con gli straordinari, per turni da 12 ore consecutive. Basti pensare che in Francia un pompiere neoassunto percepisce 1.700 euro al mese e ha la 14esima. Non solo: «La copertura assicurativa è solo parziale, quasi tutti abbiamo assicurazioni private, che paghiamo di tasca nostra. Per un lavoro rischioso». A questo si aggiunge «la mancanza di un sistema previdenziale che ci garantisca una pensione adeguata». C’è anche altro: «Aspettiamo il rinnovo del contratto,  come gli altri dipendenti della pubblica amministrazione. È scaduto ormai da un anno. L’ultima volta abbiamo atteso 9 anni. E stavolta?». Continuano a bussare alle porte del Governo. «Non ci stancheremo».  

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