Vigilanti da una società all’altra Il trucco per continuare a sfruttare

La manovra di Cosmopol scoperta dai pm, sottoposta a controllo giudiziario anche la nuova Spa. I racconti dei lavoratori: "Paghe da fame, intimidazioni e minacce contro chi faceva valere i diritti".

Vigilanti da una società all’altra  Il trucco per continuare a sfruttare

Vigilanti da una società all’altra Il trucco per continuare a sfruttare

di Andrea Gianni

MILANO

La cessione di ramo d’azienda è avvenuta nel silenzio, per spostare il personale da una società all’altra e neutralizzare di fatto il commissariamento d’urgenza per caporalato eseguito a fine agosto. Una manovra, finita sotto la lente della Procura di Milano, attuata dall’azienda di servizi di vigilanza privata Cosmopol, un colosso con quasi quattromila lavoratori. Cosmopol Spa attraverso la cessione del ramo d’azienda ha trasferito tutti i dipendenti su un’altra società, la Cosmopol Servizi Integrati. Così gli inquirenti hanno chiesto che fosse disposto il "controllo giudiziario" anche sulla nuova spa e ieri è arrivato il decreto del gip Domenico Santoro.

In questo modo, nelle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e coordinate dal pm Paolo Storari, già titolare, tra le altre, dell’inchiesta sul caso Mondialpol, ora la società che risulta commissariata per sfruttamento dei lavoratori è diventata la Cosmopol Servizi Integrati Spa, dopo quella "cessione del ramo d’azienda", di cui si è accorto l’amministratore giudiziario che era stato nominato a fine agosto per intervenire su Cosmopol, con sede ad Avellino. E così nel registro degli indagati per caporalato, oltre al rappresentante legale di Cosmopol Francesco Perrotti, è stato iscritto anche Carlo Lettieri, legale rappresentante di Cosmopol Servizi Integrati. Entrambe le società sono indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Negli atti dell’indagine sono moltissime le dichiarazioni di dipendenti che testimoniano quelle paghe "da fame" (poco più di 5 euro lordi all’ora), ma anche le "minacce" e le "intimidazioni" subite dai lavoratori se si opponevano.

Per "impedire" che si "verifichino" ancora "situazione di grave sfruttamento lavorativo", scrive il giudice nel provvedimento, "l’amministratore giudiziario controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative" e "procederà alla regolarizzazione dei lavoratori". Dalle indagini sono emerse "situazioni tossiche" e un "vero e proprio sfruttamento lavorativo, perpetrato da anni ai danni di numerosissimi lavoratori", con stipendi mensili lordi da poco più di 900 euro, ovvero un netto di circa 650 euro, che non possono garantire una "esistenza libera e dignitosa". Lo stesso quadro che era venuto a galla a fine luglio per il colosso Mondialpol, il cui commissariamento è stato poi revocato "a seguito dell’avvio di un percorso di riallineamento retributivo da parte della medesima società".

Commissariamento che era stato preceduto dalla raccolta di una mole di testimonianze di lavoratori sfruttati. "Ho un contratto a tempo indeterminato impostato su 40 ore settimanali (...) a 4.39 euro all’ora" anche se "siamo gravati da responsabilità molto maggiori rispetto alla nostra retribuzione". E poi "in sede di firma(..). mi hanno ripetuto più e più volte se fossi disposto ad accettare la somma di 950 euro lordi, come compenso mensile" quasi fosse "una richiesta “prendere o lasciare“".