ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Viboldone, il gioiello da preservare

L’abbazia è il cuore pulsante del borgo, ormai disabitato e semi-deserto. La superiora: "Serve un recupero"

di Alessandra Zanardi

Una comunità di venti sorelle. E dalle mani delle monache, che si dedicano al restauro del libro antico, escono veri gioielli. È l’abbazia di Viboldone a 80 anni dall’insediamento, il 1° maggio 1941, di un primo nucleo di suore benedettine, poi riconosciute dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.

Un recente convegno, con la partecipazione di alcuni docenti dell’Università Cattolica, ha riacceso le luci sull’abbazia sangiulianese; dove, dopo decenni da quel primo esperimento monastico, è ancora presente una comunità di religiose, benché "l’età media delle sorelle si stia alzando. Ne abbiamo tre in infermeria, solo una novizia. La crisi delle vocazioni si riflette anche sulla nostra comunità. Del resto, la vita che conduciamo rappresenta una scelta radicale, le nuove generazioni faticano a intraprenderla", dice la madre badessa Anna Maria Pettoni.

Quella delle benedettine di Viboldone è una clausura monastica: "Significa che le nostre stanze non hanno grate e in chiesa il coro monastico è visibile ai fedeli. Nei parlatori riceviamo persone che hanno bisogno di ascolto, non siamo del tutto separate dal mondo esterno – spiega la superiora –. Fornitori e collaboratori ci aiutano nelle attività quotidiane, dalla spesa alla cura del giardino".

Una forma di contatto con l’esterno è l’area del convento adibita a foresteria, con una serie di stanze, singole e doppie, a disposizione di "gruppi o persone che vogliano condividere momenti di preghiera e riflessione. L’ospitalità è un aspetto importante, in linea con lo spirito benedettino".

Tra le mura del monastero scorre una miscela di vita attiva e contemplativa, le giornate sono scandite da preghiere e attività pratiche. Tra queste, il laboratorio per il restauro del libro antico, in cui le suore sono maestre.

"Un tempo ricevevamo molte commissioni dalle biblioteche statali, ora lavoriamo principalmente con privati e archivi parrocchiali – racconta la Madre –. È capitato di restaurare anche volumi molto antichi e di grande valore, e avere incarichi da enti importanti, come la Biblioteca Ambrosiana. Avevamo anche un laboratorio di fotocomposizione e correzione di bozze, che purtroppo ha risentito della crisi dell’editoria e dal dopo pandemia non ha lavoro".

Oggi l’abbazia di Viboldone è il cuore pulsante dell’omonimo borgo, che per il resto è disabitato e semi-deserto. "Un contesto antico, che comprende anche alcuni edifici di pregio – ancora la badessa –. Varrebbe la pena conservarne la fisionomia, noi per prime abbiamo cercato di sensibilizzare a un recupero".

Un recupero per cui servono finanziamenti, al di là degli intendimenti della proprietà dell’area e delle istituzioni locali. "Progetti ce ne sono, ma non sono stati portati avanti. Speriamo che la situazione possa sbloccarsi".