Milano, vie Torino e Mazzini spente per Covid: record di chiusure in attesa del rilancio

Chiudono H&M, Midinette e Outlet Dolciario. Si attende lo sbarco di Primark nel palazzo maledetto al 45 e il rilancio di Galleria e via Mazzini

Via Mazzini, via Torino e dintorni dove mai si sono registrate così tante chiusure

Via Mazzini, via Torino e dintorni dove mai si sono registrate così tante chiusure

Milano, 26 agosto 2020 - L’estate sottotono di via Torino. La shopping street milanese patisce la carenza di turisti e lavoratori. Per alcuni negozi il lockdown è stato il colpo di grazia: non si sono riaccese dal 18 maggio, quando hanno potuto riaprire le attività commerciali, le vetrine fast fashion di H&M, una filiale di Midinette che aveva preso il posto di Tanagra, l’Outlet Dolciario. «Rispetto agli altri anni non c’è paragone se parliamo di passaggio. Noi abbiamo dovuto ridurre gli orari e, purtroppo, rinunciare ad alcuni membri del nostro staff. La mancanza del turismo si fa sentire anche se sono ritornati a farsi vedere svizzeri, francesi, tedeschi. Ci salviamo perché proponiamo modelli particolari di sneakers» afferma Francesco Piccoli, supervisor del negozio Size.

Per lui - come per altri colleghi - è urgente risanare una delle ferite aperte della zona: il palazzo da sette piani all’angolo con via Palla. Uno stabile dalla nomea sfortunata, per la sorte che è toccata ai vari inquilini. L’immobile al civico 45 è stato per quasi 70 anni (dal 1931) la prima sede milanese della Standa, poi è diventato dal 2000 Fnac, catena francese di libri e musica chiusa nel 2012. A sostituirla Trony, finito in liquidazione nel 2016, e poco prima aveva dato forfait anche il supermercato Billa. Da un paio di anni si attende lo sbarco di Primark, marchio irlandese di abbigliamento che in Italia ha già aperto altri cinque punti vendita. 

Ora pare che l’apertura sia più di una speranza. In via Palla è apparso un cartello di cantiere che annuncia «opere di risanamento conservativo per il nuovo negozio Primark». L’importo è di 20 milioni di euro. La conclusione dei lavori, iniziati il 10 febbraio di quest’anno, è attesa il 7 dicembre 2021. Un altro «vulnus» è la Galleria Torino, passaggio che collega con piazza Missori. Fino al decennio scorso pullulava di negozi che hanno man mano alzato bandiera bianca. L’ultima bottega a dover fare le valigie è stato «Il mio calzolaio». Adesso tutte le vetrine sono oscurate da assi di legno e non ci passa quasi nessuno. «Dai primi di giugno ci siamo trasferiti in via dell’Unione, dopo aver trovato un accordo economico con la proprietà. Cosa diventerà la Galleria Torino? Francamente nessuno lo ha ancora capito» spiega il dipendente Marco Maddalena. 

Anche il calzolaio soffre per l’assenza di lavoratori: «Il centro non è un quartiere residenziale ma di uffici. Se mancano i dipendenti si spegne». Un ragionamento che condivide Luigi Cassago, titolare del bistrot E-Cooking in via Giardino. Vicino a quella via Mazzini che da largo Borges diventa deserto commerciale, con quasi tutte le vetrine impolverate: «Puntiamo molto sul progetto di riqualificazione in via Mazzini che prevede uffici in sharing e nuovi alberghi. Ma credo che sia importante anche che i ristoranti del centro cambino un po’ pelle, con un’offerta non più calibrata solo sui turisti ma anche sui milanesi che vogliono uscire a cena e per i quali al momento siamo “fuori radar“». 

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