"Io ero presente ma non ho aggredito nessuno". Così si difende Hamza Haddaji, marocchino di 32 anni, accusato di avere fatto parte del commando di una decina di persone che la sera del 23 ottobre 2023 in via Pisa ha messo in atto una spedizione punitiva a colpi di fucile, mazza, calci e pugni contro i pusher rivali, uccidendo Youssef Saadani, marocchino di 27 anni, raggiunto da un colpo di fucile che gli ha squarciato la gola. Haddaji, arrestato dai carabinieri il giorno dopo l’omicidio a Pero e ancora detenuto in carcere, deve rispondere di omicidio, tentato omicidio di un altro malcapitato e porto illegale di armi.
Ha chiesto d’essere processato col rito abbreviato per ottenere uno ‘sconto’ sulla pena in caso di condanna e di venire sentito ieri all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Elena Sechi, dove si sono costituiti parti civili i familiari del 27enne e del ferito. Il 32enne, che si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere, ieri ha parlato negando la sua partecipazione attiva alla spedizione punitiva. Si torna in aula a fine novembre per la discussione del processo. A dicembre verranno interrogati in incidente probatorio su richiesta del pm della Procura di Monza Alessandro Pepè gli altri 7 marocchini, dai 23 ai 38 anni, arrestati successivamente. Uno di loro è stato stanato in Spagna, mentre altri tre risultano ancor ricercati. Secondo la ricostruzione della vicenda, Youssef Saadani si era soltanto offerto di scortare con altri coinquilini un connazionale a cui i pusher rivali avevano rapinato il telefonino, che conteneva i nomi dei clienti a cui vendeva hashish a Cologno. L’incontro inteso per la restituzione del cellulare si era rivelato un agguato premeditato organizzato da un gruppo rivale per il controllo della piazza di spaccio, in fase espansiva, con l’aggiunta all’hashish e della cocaina, di cui una partita di mezzo etto appena acquistata non era stata pagata. Ste.To.