
Palazzo abbandonato in via Lampedusa
Milano, 4 giugno 2017 - C'è un gruppetto di uomini-vedette sul marciapiede di via Lampedusa, estrema periferia sud della città. Al vedere che «intrusi» si infilano nella stradina che porta ai casermoni di cemento, ex residence e uffici dismessi da tempo e trasformati in un mega dormitorio abusivo, si dileguano. Neanche il tempo di arrivare davanti alla cancellata principale che un ragazzo sbuca da un varco e fa un giro di perlustrazione in quello che una volta era un parcheggio e che adesso è una distesa d’asfalto con scie di cocci di vetro. Un collo di bottiglia, frammenti sparsi. Quando gli «intrusi» si allontanano, il ragazzo torna dentro. Come fosse il controllore di una roccaforte inespugnabile. Da fuori si intravedono sagome in cortile, tra i cespugli. Sullo sfondo, file di indumenti stesi al sole e finestre coi vetri in frantumi. Al posto delle tende fanno capolino lenzuola oppure fogli di giornali.
Qualcuno parla ad alta voce. L’impressione è che dentro quel complesso abbandonato ci siano decine di persone: il viavai è continuo, tra chi esce e chi entra. Vediamo solo uomini a prima vista maghrebini. «Siamo esasperati», lamentano da tempo i cittadini della zona. Perché quel luogo diventa spesso teatro di aggressioni (l’ultima venerdì sera) oltre a essere una discarica: il cortile è stracolmo di stracci e rifiuti, resti di cibo e carcasse di vecchi mobili. E un mese fa erano stati arrestati dai carabinieri due uomini, che poi si è scoperto essere marocchini pregiudicati e irregolari, di 25 e 26 anni, sorpresi mentre cercavano di rubare la corrente elettrica con un allacciamento fai-da-te.
Così residenti e commercianti continuano a lanciare appelli per avere sgombero e messa in sicurezza. «Ci sono molti problemi di delinquenza - attacca Aly Mohamed -, una volta usciti dal rifugio, questi uomini gravitano nel quartiere». Angela Ghilardelli continua: «Le nostre strade e i giardinetti si sono trasformati in latrine a cielo aperto. Basta con le strutture dismesse». Andea Alì racconta di essere stata vittima di rapina: «Era un pomeriggio. Come se nulla fosse, un uomo è entrato minacciandomi con un coltello e chiedendomi l’incasso della mia attività commerciale». La situazione, spiega la gente, è peggiorata dopo lo sgombero avvenuto lo scorso inverno in via Antegnati, poco distante, dove c’erano altri scheletri di cemento dismessi, ora oggetto di restyling. «Gli occupanti si sono trasferiti in via Lampedusa«. «Una faccenda che seguiamo da tempo - commenta Simone Enea Riccò (FI), presidente della commissione Sicurezza del Municipio 5 -. Siamo in contatto con la proprietà, Enpam, che è già pronta per la messa in sicurezza degli accessi. Intervento che si potrà effettuare dopo lo sgombero che dovrà essere programmato al tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Questo di via Lampedusa è uno dei «buchi neri« della città: è necessario attuare opere di prevenzione perché non se ne formino più».