
Manca una settimana al secondo anniversario del primo tampone positivo a Codogno, della notte in cui iniziò l’incubo pandemico per la Lombardia (e anche per il resto d’Italia e dell’Occidente, che in quei primi giorni tendevano a circoscriverlo come un problema lombardo), e si concretizza la speranza d’arrivarci almeno con numeri da zona bianca, visto che l’attuale sistema semaforico prevede che le regioni rimangano sotto la soglia per due settimane prima di cambiare colore. Sempre che il sistema attuale resista così a lungo al pressing delle Regioni, che da settimane chiedono al Governo di abolirlo, mantenendo al massimo la zona rossa.
In ogni caso, da venerdì l’occupazione Covid delle terapie intensive in Lombardia è sotto il limite della zona bianca, anche se nel monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (che però si basa sui dati del giorno prima) figurava ancora al 10,1%, uno 0,1% sopra l’asticella: l’altroieri i ricoverati in rianimazione positivi al coronavirus erano già scesi a 174, ieri erano 173, pari al 9,6% dei 1.810 letti a disposizione. Ma anche l’occupazione dei letti d’area medica sembra aver imboccato la discesa libera: ieri i ricoverati Corona erano 2.048, pari al 19,6% dei 10.457 posti, da mercoledì sono diminuiti di oltre un centinaio al giorno e così la soglia del “bianco“ (il 15%) si avvicina anche per questo parametro, benché ne basti uno sotto controllo per due settimane a passare di zona.
Quanto al terzo indicatore decisivo nell’attuale sistema a colori, l’incidenza mandata fuori controllo dalla variante Omicron è ancora lontana dal limite di 50 (il cui superamento è condizione necessaria ma non sufficiente per far scattare misure più severe, per il cambio di zona occorre che anche i due parametri dei ricoveri sforino le rispettive soglie), ma da tre settimane la Lombardia è sotto la media nazionale e al monitoraggio di venerdì era scesa sotto i mille nuovi contagiati settimanali per centomila abitanti: tra il 4 e il 10 febbraio sono stati 641,4, la media italiana è stata di 962.
Il bollettino di ieri ha certificato 6.516 nuovi casi di coronavirus scoperti con 84.039 tamponi in Lombardia, un tasso di positività del 7,8% e un numero assoluto non dissimile ai 6.119 contagiati registrati sabato 18 dicembre, appena prima che la nuova variante iniziasse a far sballare il contatore. Nella provincia di Milano, i 1.921 nuovi casi certificati ieri sono addirittura meno dei 2.316 del 18 dicembre. L’ultimo report di monitoraggio dell’Ats Metropolitana, che risale a venerdì, certifica al 5 febbraio un Rt per data del tampone di 0.59 come media degli ultimi sette giorni a Milano città (di 0.66 se si considera la media degli ultimi 14 giorni) e un indice di trasmissione del contagio pressoché identico per l’intera Ats (che comprende le province di Milano e Lodi). Anche l’Rt basato sulla data del ricovero è inferiore a 1, a 0.83.Giulia Bonezzi