
di Giulia Bonezzi
Erano venti ieri pomeriggio i ricoverati in terapia intensiva per polmonite da Covid all’ospedale in Fiera di Milano, riaperto il 14 gennaio con due moduli da quindici letti ciascuno, gestiti dal Policlinico di Milano - che coordina l’intera struttura - e dal Niguarda sinora perlopiù con personale proprio, anche se sono pronti piccoli rinforzi da altri sette ospedali.
Tredici pazienti nel modulo del Policlinico, sette in quello del Niguarda: in una settimana la maxiterapia intensiva del Portello ha riempito due terzi dei letti attivati (su 157 attivabili) alla sua terza riapertura dopo la costruzione in corsa nel marzo nero del 2020 e otto mesi ininterrotti di servizio tra ottobre 2020 e giugno 2021, e 505 pazienti curati soprattutto tra la seconda e la terza ondata pandemica, con percentuali di sopravvivenza tra il 70 e l’80% quando le vaccinazioni non c’erano o non erano ancora entrate nella fase “massiva“. Dei primi sedici ricoverati in questa quarta ondata, tutti tra la sessantina e la settantina, 14, cioè l’87,5%, non avevano avuto nemmeno una dose di vaccino, e a quanto Il Giorno apprende i due vaccinati sono persone che avevano già una situazione clinica compromessa, anche dal punto di vista immunitario, che le esponeva agli effetti più gravi del virus. Il Portello ha ricoverato in media quattro persone al giorno in questa prima settimana, con un rallentamento nelle ultime 48 ore, in linea col fatto che, a oltre due settimane dal picco di velocità raggiunto dall’ondata Omicron in Lombardia, l’aumento dei ricoveri in terapia intensiva non s’è trasformato in esplosione. Ieri erano 271 i pazienti in rianimazione Covid in tutta la regione, in aumento di 6 in ventiquattr’ore, e occupavano il 14,9% dei letti attivabili; e anche se la Lombardia domenica scorsa non avesse aumentato questi letti da 1.530 al massimale di 1.810, oggi al monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità la percentuale d’occupazione (17,7%) sarebbe comunque sotto quel 20% che è l’ultimo limite prima di passare in zona arancione, dato che i reparti Corona, con 3.719 ricoverati ieri in aumento di 41, erano al 35,5% (e la soglia è al 30%).
Questo in base ai parametri vigenti, quelli che le Regioni chiedono "al Governo di rivedere - ha sottolineato ieri sui social il governatore Attilio Fontana -. Il sistema delle zone ha funzionato nelle prime fasi della pandemia e prima della campagna vaccinale, ora va rivisto perché le vaccinazioni stanno mostrando di mitigare e prevenire l’effetto della Covid. Chiediamo di mettere a punto un sistema che consenta di monitorare l’andamento della pandemia, ma anche di convivere col virus", spiega il presidente lombardo, e aggiunge che "è assolutamente necessaria anche una semplificazione delle regole su isolamenti e quarantene che di fatto stanno producendo gli stessi effetti di un lockdown, con centinaia di persone asintomatiche costrette a casa".
Intanto fioriscono comitati e petizioni che chiedono a varie autorità di cambiare le articolate nuove regole per le scuole, fissate però l’8 gennaio da una circolare dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione che tra l’altro impone senza appello ai bimbi delle elementari non solo la Dad, ma anche la quarantena di dieci giorni al secondo compagno positivo, anche se sono vaccinati completamente o guariti da meno di 120 giorni.