MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Case private di oltre 70 anni, a Milano mappa e gruppi di lavoro per non cancellare la storia

La proposta dei Beni culturali dopo le polemiche per le villette abbattute in città: "Definire forme di tutela intermedie". Antichi borghi milanesi: Iniziativa senza precedenti

Una vecchia villetta abbattuta a Milano

Una vecchia villetta abbattuta a Milano

Le ruspe mettono tristezza quando si vedono spuntare per abbattere edifici privati che, pur non essendo tutelati come monumenti, sono di pregio e rappresentano simboli dei quartieri. Punti di riferimento rimasti in piedi per decenni, polverizzati in un lampo per fare spazio al “nuovo“: residenze, centri commerciali o altro. Se da una parte la legge lo consente, dall’altra sempre più cittadini si oppongono alle demolizioni. Ma non c’è una via di mezzo, tra vincolo e abbattimento? Perché non ragionare su "forme di tutele intermedie" valutando i singoli casi? È la direzione che la Soprintendenza alle Belle arti propone.

Messa nero su bianco in una lettera inviata nei mesi scorsi a Comune di Milano e Città Metropolitana, e per conoscenza a Regione e Ministero della Cultura, resa nota ieri dall’Associazione antichi borghi milanesi. "Un’iniziativa senza precedenti – commenta Roberto Schena, presidente dell’associazione – nei 100 anni di storia dalle aggregazioni di 11 Comuni alla città", come Affori, Niguarda e Chiaravalle. Ora la soprintendente Emanuela Carpani – continua Schena – chiede alle amministrazioni locali una maggiore collaborazione". Parte citando le "manifestazioni di dissenso" seguite all’abbattimento della “Casa a graffito“ dallo stile eclettico-neo rinascimentale costruita nel 1926 all’angolo tra via Crema e piazza Trento e le contestazioni per il destino di una villetta della stessa epoca in via Comelico 7 a Porta Romana. Ma di casi ce ne sono molti. Basti dire che la battaglia tocca anche la Bovisa, dove un gruppo di abitanti sta cercando di salvare Villa Pogliani, del 1929, e il suo piccolo parco, tra via Prestinari e via Imbriani, che secondo i piani lasceranno il posto a un supermercato. "Da un punto di vista giuridico – scrive la soprintendente – è chiaro che per le caratteristiche architettoniche e storico-artistiche di modesta consistenza, questa edilizia non può essere tutelata come “bene culturale“ di interesse pubblico “particolarmente importante“ ai sensi della Parte II del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio".

Ma questo "non esclude a priori che non possano essere individuate delle cautele di carattere urbanistico-edilizie". E come arrivare a "forme di tutela intermedie"? Primo passo, con "una mappatura. Si potrebbe fare riferimento alla soglia cronologica già presente nel Codice (70 anni) per avviare, magari con la collaborazione di università e ordini professionali, una schedatura" di edifici "di un certo interesse culturale". Secondo passo, "nei casi più significativi, valutare se sussistano i requisiti per attivare le procedure di dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante". E per quelli "di minore rilevanza ma comunque interessanti, si potrebbe limitare il grado d’intervento al restauro e risanamento conservativo", ipotizzando anche un "procedimento di tutela per i sistemi urbani aventi valenza paesaggistica". La soprintendente propone di creare "un gruppo di lavoro" e invita i Comuni a segnalare, prima del rilascio dei titoli abilitativi, i casi di richiesta di sostituzione edilizia per edifici privi di tutela ma che abbiano più di 70 anni.

«La Soprintendenza – conclude Schena – chiede soprattutto di conoscere questi edifici, dato che, se non sono vincolati secondo il codice e non hanno nessun altro tipo di attenzione, non serve alcuna autorizzazione per l’abbattimento. L’ente viene a conoscenza della richiesta di demolizione solo tramite le proteste da parte dei cittadini sconcertati, quando ormai è troppo tardi per avviare eventualmente l’iter del vincolo. La Soprintendenza viene ignorata dal privato e dal Comune. Ma finalmente arriva un freno alla cancellazione della storia dei quartieri, che è racchiusa anche in questi edifici".