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Cronaca

Valentina Flak: “Io, mamma digitale. Risparmio riciclando e con le app è tutto più comodo”

Non ci sono solo avventurieri del ribasso e illusi del colpaccio online nel popolo dei reseller, ci sono anche cittadini alle prese con i bilanci familiari

Valentina Flak

Valentina Flak

Milano – Non ci sono solo avventurieri del ribasso e illusi del colpaccio online nel popolo dei reseller. Tra quelli che comprano e vendono sui siti e le app specializzate, ci sono anche – forse soprattutto – normali cittadini alle prese con bilanci familiari da far quadrare. È il caso della milanese Valentina Flak, 48 anni, redattrice di una casa editrice, che ridendo si definisce "mamma reseller", anche se i reseller veri si occupano di pezzi unici e rari, mentre lei si (pre)occupa soprattutto di vestire la sua bambina di 8 anni.

«Ho sempre trovato assurdo – dice – spendere cifre folli per i vestiti dei bambini, che dopo pochi mesi non vanno più bene. Così, fin da quando la mia Nina era piccolissima, ho iniziato ad acquistarli sui siti e le app di second hand. All’inizio solo su piattaforme francesi, da qualche anno anche italiane. Anche se in Italia c’è sempre una certa diffidenza a indossare vestiti usati".

E, visto che ogni genitore conosce fin troppo bene il problema degli armadi che esplodono di vestiti dei figli da dismettere, Valentina non si è limitata ad acquistare. "Quello che non va più bene lo rivendo, non ci guadagno praticamente nulla, diciamo che vado in pari. Almeno però non accumulo roba inutile e non alimento sprechi".

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Con un po’ di attenzione si possono risparmiare parecchi soldi. Un esempio? I famosi stivaletti invernali made in Australia, che in negozio costano 100 euro per i bambini e quasi 200 per gli adulti, si possono portare a casa per 20 euro praticamente nuovi. "E poi, dopo qualche mese, li rivendo allo stesso prezzo". Quando si dice economia circolare. Gli abiti spesso poi fanno due o tre giri di utilizzo. "Un bel piumino che ho acquistato usato, mia figlia l’ha usato per tre anni, poi l’ho rivenduto, e chi l’ha acquistato l’ha poi rimesso in vendita a sua volta".

Una sorta di guerriglia dal basso nei confronti della moda non sostenibile, che produce e vende milioni di capi usa e getta. "Preferisco comprare un capo di qualità usato, che dura quanto deve durare, piuttosto che riempire l’armadio di vestiti che non valgono nulla". E la mamma reseller, naturalmente, gli affari li fa anche per sé. "Io praticamente mi vesto solo con abiti usati. Da giovanissima frequentavo i negozi di seconda mano quando ancora il concetto di vintage, e le speculazioni collegate, non esistevano. Poi sono arrivate le app. E tutto è diventato molto più comodo. Ci sono le foto, lo stato di conservazione, il prezzo. Non ci sono commissioni per chi vende, ma solo il 5% per chi acquista, si può contrattare, si paga solo al ricevimento della merce e se non va bene si rende. Io quasi tutti i giorni mi ritrovo con un pacco in un locker (gli armadietti automatizzati per gli spedizionieri sparsi in città, ndr) o in un negozio che fa da punto di ritiro. È un po’ una fatica, ma ne vale la pena".