di Giulia Bonezzi
Sono arrivati a 35 i casi di vaiolo delle scimmie individuati in tre settimane e mezza in Lombardia, e ormai quelli "autoctoni", cioè per i quali si ipotizza che il contagio sia avvenuto in Italia, superano 21 a 14 quelli in cui il virus è stato contratto all’estero. Tutti gli "autoctoni" tranne due hanno manifestato sintomi a partire dal primo giugno, mentre gli "esteri" si concentrano (eccetto tre) nella seconda metà di maggio.
È un’evoluzione tutt’altro che inattesa per i focolai, "che tendono ad autolimitarsi restando per lo più molto circoscritti", dell’attuale catena di diffusione del monkeypox, soprattutto europea. La prima individuata senza legami riconducibili ai Paesi dell’Africa occidentale e centrale in cui il virus è endemico, per la quale si ipotizza una trasmissione "attraverso i rapporti sessuali", ha ricordato ieri il direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute Gianni Rezza, anche perché le pustole – sintomi caratteristici della malattia che provoca anche "febbre, spossatezza, dolori muscolari, talvolta linfonodi dolenti", in genere in forma lieve e che si risolve da sola nel giro di due-tre settimane – "almeno in questa fase si sono presentate in numerosi casi soprattutto sui genitali, nella zona inguinale e perianale, talvolta intorno alla bocca". Il monkeypox, ha chiarito Rezza, si può comunque trasmettere tra esseri umani attraverso vari contatti diretti e stretti, con le lesioni cutanee o i fluidi corporei di una persona infetta ma anche con le lenzuola e i vestiti che ha usato e, più raramente, attraverso i "droplet", le goccioline di saliva, benché sia necessario "un prolungato faccia a faccia". L’Italia non è in prima linea tra i Paesi europei più colpiti: a ieri aveva confermato 71 casi totali di vaiolo delle scimmie, e "non sono molti, ma è importante far sì che non aumenti la diffusione", ha spiegato Rezza, invitando chi ha sintomi "a contattare il proprio medico" e "seguire le indicazioni delle stutture sanitarie di riferimento se si risulta positivi".
Tornando ai 35 lombardi che hanno contratto il monkeypox nell’ultimo mese, sono tutti di sesso maschile e il 60% (21) ha tra i 30 e i 39 anni; un altro 28% (dieci) sono quarantenni, poi ci sono due ventenni e altrettanti cinquantenni. Il 63% (22 su 35) risiede nel territorio dell’Ats di Milano e Lodi, altri sei in Brianza, tre nell’Ats dell’Insubria (Varese e Como), due nella Valpadana (Cremona e Mantova), uno nel Pavese e uno nel Bresciano.
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