Lombardia: il vaccino anti Covid nella regione più ferita

Milano, l’arrivo al Niguarda delle prime 1.620 dosi e lo smistamento nelle province. Nel capoluogo 89 somministrazioni in un’ora e mezza

L'arrivo del vaccino al Niguarda

L'arrivo del vaccino al Niguarda

Milano, 28 dicembre 2020 - Le automediche dell’Areu schierate sulla destra del piazzalone dell’ospedale Niguarda, e sulla sinistra le volanti e le gazzelle che le scorteranno, hanno i lampeggianti blu accesi; come quando, era marzo o aprile, le forze dell’ordine spiegavano le sirene per rendere omaggio davanti a molti ospedali in Italia. Ma la Lombardia non è un posto qualsiasi, è stata "la prima regione in Europa e la più colpita", ricorda Massimo Gaudina, rappresentante per il Nord Italia della Commissione Europea che ha negoziato per i 27 Paesi con le case farmaceutiche, prenotando "oltre due miliardi di dosi" di questo Pfizer BioNTech e altri cinque vaccini antiCovid che, se tutti approvati, basteranno a proteggere gli europei "e anche ad aiutare" altri Paesi. Intanto ci sono queste 1.620 primissime dosi di antiCovid, "simboliche ma reali", atterrate già scongelate a Linate sabato sera, che dalla base Nato di Solbiate Olona ieri alle 8 sono arrivate al Niguarda, dove i farmacisti guidati da Massimo Medaglia hanno fatto la spartizione. Le razioni sono ripartite prima delle 11 per altri 12 ospedali in tutte le province (due nella Bergamasca) e il Trivulzio in rappresentanza delle Rsa: 50 ciascuno tranne il Civile di Brescia (cento per ragioni demografiche); la prima automedica andava a Codogno, la seconda ad Alzano. Al Niguarda sono rimasti 920 vaccini da iniettare in quattro giorni, dandone 200 al Sacco; 89 sono stati fatti ieri in un’ora e mezza a sanitari provenienti da tutti gli ospedali della provincia, e solo due dirigenti: Alberto Zoli per l’Areu e Barbara Mangiacavalli, non in quanto direttrice sociosanitaria dell’Asst Nord Milano ma come presidente della Federazione degli Ordini degli infermieri.

I sette testimonial , vaccinati per primi (ma non prima della partenza dei vaccini per le altre province) e in contemporanea, sono i presidenti degli Ordini dei medici e degli infermieri, quello dell’istituto di ricerca Mario Negri Silvio Garattini, Grazia Fresta, addetta alle pulizie in area Covid, e Adele Gelfo, oss al Niguarda dal ’91, che ieri sera prendeva poi servizio per il turno di notte in terapia intensiva; il virologo Fabrizio Pregliasco come presidente dell’Anpas dei volontari delle ambulanze e Fiorenzo Corti della Fimmg per i medici di base. Sono rappresentanti delle categorie che il ministero ha deciso di coprire con la prima fornitura da 306mila dosi in Lombardia, che dovrebbero cominciare ad arrivare tra oggi e il 4 gennaio, congelate a -75°C sui camion della Pfizer diretti agli ultrafreezer di 41 ospedali tra i 65 hub. Un effetto sulla situazione sanitaria, ragiona Pregliasco, si potrà vedere quando sarà vaccinato il 20 - 30% della popolazione, di immunità di gregge si parla dal 60 - 70% in su e ieri, ha sottolineato il governatore Affilio Fontana, era l’inizio, "non il “liberi tutti” perché la traversata è ancora lunga, ma si va verso la normalità". Ieri era, ha aggiunto il direttore del Niguarda Marco Bosio, "il giorno della speranza, dopo un anno di sofferenza dietro questi muri dove tutti i giorni viviamo di speranza". Cita il pensiero di un suo operatore durante l’emergenza, che si sentiva un funambolo tra due montagne, "e i pazienti sono l’asta che ci tiene in equilibrio".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro