Covid, oggi è il V-Day: si parte da Niguarda / GRAFICO

I primi vaccini raggiungeranno anche il Trivulzio, Alzano, Codogno e altri dieci ospedali in Lombardia

V-Day in Lombardia, al via la campagna di vaccinazione anti-Covid

V-Day in Lombardia, al via la campagna di vaccinazione anti-Covid

Milano, 27 dicembre 2020 - Se è bastato il furgone che ha passato il confine al Brennero la mattina di Natale per portare in Italia le prime 9.750 dosi di anticoronavirus, stanno in un paio di borse i cryobox che atterrano a Linate coi primi 1.620 vaccini toccati per mere questioni demografiche alla Lombardia. Ma hanno un significato gigante, queste prime 324 fiale simboliche da cinque razioni ciascuna di quella che è attesa come l’arma decisiva contro un nemico invisibile agli occhi che nell’anno agli sgoccioli ha già ammazzato 24.818 lombardi, ne ha contagiati ufficialmente 471.489 e ha travolto le vite di tutti e dieci i milioni, seguiti a ruota dal resto del pianeta (tranne la Cina).

Oggi in tutta Europa è il V-Day, l’inizio solo simbolico di una vaccinazione di massa senza precedenti, che durerà mesi. Le 1.620 dosi lombarde decollate con un aereo militare da Pratica di Mare, dopo un passaggio nella base Nato di Solbiate Olona, stamattina arriveranno all’ospedale Niguarda, dove i farmacisti le divideranno per farne ripartire circa 700 sulle automediche dell’Areu, scortate fino ad altri 12 ospedali e al Pio Albergo Trivulzio in rappresentanza delle Rsa. Un ospedale per provincia ma due nella Bergamasca devastata dalla prima ondata, il Pesenti Fenaroli di Alzano si divide un centinaio di dosi col Papa Giovanni; e per il Lodigiano la destinazione è l’ospedale di Codogno, precisamente la stanza della Rianimazione dove la sera del 20 febbraio le dottoresse Annalisa Malara e Laura Ricevuti, piegando alla ragione protocolli sbagliati, scoprirono il “paziente 1“, contagiato autoctono della malattia che secondo l’Oms in quel momento poteva arrivare solo dalla Cina. Oggi si faranno una cinquantina di vaccini e lì, come in quasi tutti gli altri ospedali di questo V-Day. Il Civile di Brescia ne farà un centinaio, il Niguarda una novantina e nei prossimi giorni dividerà l’altra metà di questa fornitura simbolica con l’ospedale Sacco.

Per una mera questione logistica: i vaccini simbolici arrivano in Lombardia già scongelati nei cryobox, e a temperatura da frigo domestico possono restare non più di 5 giorni. L’avvio vero della prima fornitura, che per la Lombardia consiste in circa 306mila dosi di Pfizer BioNTech, è atteso entro i primi di gennaio. E queste dosi sì arriveranno ultracongelate a 75 gradi sottozero, direttamente coi camion della Pfizer negli ultrafrigo di 38 dei 65 hub individuati per il primo scaglione della campagna, che riguarda 336.076 lombardi di cui 102.418 sono milanesi: 90.042 sanitari (inclusi i medici del territorio, gli operatori dell’emergenza, quelli delle Rsa e chiunque lavori in ospedale, anche in ufficio o alla mensa ) e 12.376 ospiti di Rsa.

Per la vaccinazione simbolica di oggi sono stati scelti rappresentanti di queste categorie, come i presidenti degli Ordini dei medici e degli infermieri; tra i primi a ricevere l’antiCovid al Niguarda saranno Adele Gelfo, oss di terapia intensiva Covid, e Grazia Fresta, addetta alle pulizie in area Covid, accanto a rappresentanti di coop di medici di base e delle Croci, a volti noti come l’infettivologo Massimo Galli del Sacco e il virologo Fabrizio Pregliasco, e a responsabili di strutture centrali nell’emergenza come Giuliano Rizzardini, direttore degli Infettivi del Sacco, e Antonio Pesenti del Policlinico, coordinatore delle terapie intensive. E come, a Pavia, il professor Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo, che a Natale ha individuato due casi di variante inglese del Sars-CoV-2 in Lombardia. I primi due, su "alcune decine" di tamponi positivi di persone tornate dal Regno Unito che dal 20 dicembre, cioè da quando gli inglesi hanno dato l’allarme, sono state inviate da diverse zone della Lombardia al San Matteo per il sequenziamento.

Entrambi i virus “inglesi“ sono stati trovati su tamponi mandati dall’Ats dell’Insubria, perché appartengono a due italiani atterrati alla Malpensa il 23 e il 24 dicembre, immediatamente messi in isolamento e tra loro non collegati, dunque "non sono in alcun modo relativi a un focolaio", chiariscono dall’Irccs pavese. "Da marzo a oggi - ricorda il professor Baldanti - il nostro laboratorio ha analizzato, mediante sequenziamento, oltre 550 ceppi virali e questi sono i primi di variante inglese identificate. I colleghi inglesi hanno dichiarato che questa variante sembra avere una maggiore contagiosità ma non un’aumentata letalità - ha aggiunto il professore -. Inoltre, anche questa sarebbe coperta dal vaccino".

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