Franco Brambilla, l'illustratore di Urania: «I miei mondi nel cerchio rosso»

Milanese, 52 anni, 6 volte "Premio Italia", dal 2000 è il disegnatore delle copertine della celebre collana di fantascienza

Franco Brambilla

Franco Brambilla

Milano, 19 luglio 2019 - È cresciuto con il mito dell’olandese Karel Thole che ha firmato, con tocco «surrealista», le copertine di Urania per 25 anni ed è scomparso nel 2000. In quello stesso anno Franco Brambilla ne ha raccolto il testimone, diventando l’illustratore ufficiale della più nota e longeva collana di fantascienza italiana. Quando si dice realizzare i propri sogni. Da allora, oltre a essere l’artista della saga Mondo9 di Dario Tonani, Brambilla, 52enne milanesissimo, ha portato a casa per sei volte il “Premio Italia” come miglior illustratore. Ci accoglie nella sua casa-studio al Casoretto, dove vive con la moglie, due figli e una gatta. Nella stanza da lavoro ci sono un lettino da psicanalista, tre computer e migliaia di libri fino al soffitto, compresi i volumi dei maestri visuali sci-fi Naoyuki Kato, Kow Yokoyama e Chris Foss che ammira tanto.

Come è iniziata la sua carriera?

«La fantascienza è sempre stata il mio pallino ma ho iniziato dopo lo Ied con gli inserti dei quotidiani e l’editoria scolastica. Poi ho creato con due miei amici l’Airstudio: tra i nostri clienti anche Mondadori. Ho iniziato a disegnare le prime copertine di Urania nel 1997».

Un illustratore deve leggere il romanzo prima di disegnare?

«Non succede sempre. La redazione di Urania mi manda parecchi mesi prima dell’uscita il titolo del libro e una sinossi. Adesso sto lavorando sulla copertina di dicembre. Con Facebook mi capita di essere in contatto con gli autori a cui chiedo lumi sulla vicenda. Certe volte non è facile perché loro si immaginano una copertina che non è detto che funzioni. Bisogna saper tenere testa…».

Come dev’essere una copertina per funzionare?

«Bisogna creare un’immagine in grado di attirare l’attenzione del potenziale lettore. L’illustrazione è sempre dentro un cerchio rosso. Si parte da uno schizzo a mano ma non è una regola. Poi si passa al computer. L’immagine è la sovrapposizione di più livelli. Dopo aver realizzato i rendering, c’è la post-produzione. Il mio stile in 3D è diventato più “materico” col tempo. Quindi uso molto lo scanner per scansionare acquarelli, fotografie, i graffi di un vassoio... Mondadori, per ciascun numero, riceve due versioni, diverse fra loro, fra cui scegliere».

50 anni fa il primo uomo sulla Luna. Che ricordo ne ha?

«Mi ricordo le missioni successive. Sono convinto che la corsa allo spazio contribuì molto allo sviluppo del genere. Allora c’era l’assoluta convinzione che sarebbero state possibili missioni in tutto il sistema solare. Oggi si è consapevoli che è difficile immaginare a breve una spedizione dell’uomo su Marte per via delle radiazioni».

C’è futuro per la fantascienza?

«I giovani la fruiscono coi videogiochi e le serie tv. Per inciso sono un appassionato anch’io. Ma a miei piccoli ho insegnato anche il piacere attivo della lettura».

Se Netflix la cercasse per fare una serie sci-fi?

«Ne sarei onorato. Nel passato ci fu una felice contaminazione fra il cinema e altri mondi. Penso ad Alien di Ridley Scott che coinvolse artisti come Giger e Moebius, con risultati straordinari».

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