Bises
Quando giro in bicicletta per Milano è come se fossi una matita capace di ricalcare la fisionomia delle sue strade senza perdere un prezioso cancello in ferro battuto o un’iscrizione che è solo estetica, decoro a testimonianza della cura che un tempo mettevamo nel costruire. Ho raccontato tanto dei cortili e androni perché incantarsi a guardare uno a uno i palazzi di Milano è ormai la mia firma ma qualche giorno fa ne ho assaporato un altro aspetto: i portoni. Ho chiesto ad Andrea della ditta Riva Restauri di portarmi con lui in giro per i cantieri a scoprire i segreti del mestiere, è stato infatti suo padre a specializzarsi nella manutenzione e nel restauro dei portoni diventando un vero maestro quando si tratta di prendersi cura di un legno di larice o castagno che ha più di 200 anni. “Ogni portone ha la sua storia” mi dice, “Questo l’ho fatto io, questo lo inizio la prossima settimana” aggiunge indicando praticamente ogni palazzo di via Pisacane, via Boccaccio o Corso Magenta. Se ne contano più di mille solo a Milano, i portoni curati e ben tenuti sono il biglietto da visita per chi abita quell’indirizzo e la città assume un aspetto più ordinato esaltando ancor di più i battenti decorati in ghisa, gli intarsi lignei di estrema laboriosità, il gusto delle varie epoche che si susseguono. Andrea e il suo team di giovani operai sono in grado di ricostruire frammenti e pannelli interi lavorando al portone come un puzzle da ricostruire con cura. “Una volta in un portone di Foro Bonaparte abbiamo trovato la scheggia di una bomba della Seconda Guerra Mondiale” mi racconta con passione e amore verso questo lavoro, mostrandomi il risultato eccezionale in via Giuseppe Revere 16, via Lovanio 5, Corso Venezia 10 e anche Corso XXII marzo 12. E’ iniziato qui il mio interesse per la sua storia, quando restaurò il portone ottocentesco del palazzo dove vive ancora oggi la famiglia di mia madre, ed è soprattutto qui che prese forma il mio legame indissolubile con Milano.