Un video appello alle aziende: 5 motivi per assumere un detenuto

Call center all’interno del penitenziario di Bollate, il 30 giugno si conclude la collaborazione con WindTre. Delle 30 persone che ci lavorano alcuni sono stati ricollocati, altri no: scatta l’idea della cooperativa bee.4

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di Roberta Rampini

Uno: la sveglia del tuo dipendente potrebbe non suonare, un carcerato viene sempre buttato giù dalla branda. Due: il tuo dipendente potrebbe arrivare in ritardo a causa del traffico, un carcerato è già sul posto di lavoro. Tre: il tuo dipendente potrebbe prendersi delle pause troppo lunghe, il carcerato mangia solo pane e acqua. Quattro: il tuo dipendente potrebbe commettere un reato e finire in carcere, un carcerato è già in carcere e può solo continuare a lavorare. Cinque: contrariamente agli stereotipi un carcerato è un lavoratore affidabile. Battute e testimonianze delle aziende che danno lavoro ai detenuti del carcere di Milano Bollate.

È il video di pochi minuti dal titolo "5 buoni motivi per assumere un carcerato" realizzato dalla cooperativa sociale "bee.4 Altre menti" per lanciare un s.o.s lavoro. La vicenda è nota: il 30 giugno, a distanza di 15 anni dal suo avvio, scade il contratto di collaborazione tra l’operatore telefonico WindTre e il carcere bollatese. Questo significa che i 30 detenuti della cooperativa sociale bee.4 che attualmente lavorano nel call center di WindTre resteranno senza lavoro. Appelli e sforzi dei mesi scorsi non hanno sortito nessun effetto positivo. E così l’impresa sociale bee.4, fondata nel 2013 da Pino (Antonino) Cantatore, detenuto-imprenditore, ha pensato di realizzare un video. "Il lavoro in carcere rappresenta un momento di svolta per i detenuti, poter contare su un’occupazione vera, retribuita, qualificante che li aiuta a costruire un’immagine diversa di sé investendo in un futuro alternativo: il lavoro in carcere rappresenta anche un supporto importante per le famiglie - spiega Cantatore -. Purtroppo le attività lavorative vere in carcere sono poche, c’è ancora molto da fare per diffondere questa importante opportunità". La fine del progetto avviato da WindTre rappresenta un duro colpo, per qualche detenuto è già stata trovata una ricollocazione, ma altri sono ancora senza un posto di lavoro. "Stiamo trattando con importanti operatori ma al momento non possiamo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo - dichiara Marco Girardello, socio della cooperativa -. Lanciamo un appello alle imprese presenti sul territorio di Milano, affinché vengano a visitare i nostri spazi all’interno di Bollate, e decidano di investire qui dentro non rinunciando a servizi di qualità e senso". Per il mondo delle imprese si tratta di una sfida stimolante come confermano le testimonianza, "quello che stupisce quando si varcano quelle mura non è solo la scoperta di un posto di lavoro ben organizzato, ma è la professionalità espressa dai detenuti e l’attaccamento ad un mestiere che diventa occasione di dignità, di riscatto", dichiara Chiara Santambrogio manager della società Eolo. Anche le istituzioni si sono unite all’appello dell’impresa sociale, "l’esperienza della cooperativa bee.4 - commenta l’assessore al Welfare del Comune di Milano, Lamberto Bertolé - ha costruito opportunità all’interno del carcere di Bollate per molti anni, è necessario lavorare per la sua prosecuzione".

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