Un terremoto di umanità alla “Gino Strada”

La nostra scuola decide di abbattere il muro di silenzio su Turchia e Siria con un muro di umanità, a partire dal primo mattoncino

Un terremoto di umanità alla “Gino Strada”

Un terremoto di umanità alla “Gino Strada”

Donne separate dai figli, ragazzi senza un futuro, anziani rimasti da soli e uomini senza una famiglia; poi arriva il malaugurato annuncio del ritardo dei soccorsi… e allora ci chiediamo: che cos’è l’umanità? una parola di sette lettere che racchiude un significato che molte persone si dimenticano; è ciò che ti fa dividere la tua merenda a scuola per darne un pezzetto a chi non ce l’ha, é ciò che lega le persone, è una forma di affetto e rispetto verso il prossimo.

L’umanità dovrebbe essere la parola chiave per vivere in mezzo agli altri, dovrebbe essere alla base della società, “dovrebbe” è il condizionale che divide quello che è giusto da quello che spesso non accade.

In questo momento Siria e Turchia, essendo in uno stato di crisi totale con danni da 34 miliardi di euro, legano le loro speranze ai soccorsi e all’aiuto dei ricercatori. “Scossa violentissima, poi una volta fuori freddo e pioggia. Ci siamo scaldati in una casa rimasta in piedi” afferma un superstite dalla forte scossa. Sguardi pieni di lacrime dopo la drammatica decisione di interrompere le ricerche di sopravvissuti in quasi tutte le zone colpite, tranne le province Kahramanmaras e Hatay. Anche se l’aiuto dei ricercatori si ferma, la notizia tramite i telegiornali e social media fa il giro del mondo. Il globo tende una mano di solidarietà: “ci vorrà uno sforzo enorme per ricostruire, ma ci impegniamo a sostenerlo” afferma il funzionario USA, dopo aver donato 185 milioni di dollari.

Allora anche la scuola secondaria di primo grado “Gino Strada” ha voluto dare il suo piccolo contributo, realizzando un muro contro l’indifferenza.

La prof.ssa Elena Vitarelli, docente di arte dell’istituto, ha costruito un muro con dei mattoni fatti di cartone. Su esso, ha scritto da un lato la parola “umanitá” su sfondo rosso (i colori della bandiera turca e siriana e del tanto, troppo sangue) e dall’altro “indifferenza” (sul grigiume più totale), per poi chiedere ai propri studenti di esprimere dei pensieri sull’accaduto su dei post-it.

E così ogni alunno di ogni classe, dalle prime alle terze medie, è sceso dalle proprie aule e dai propri privilegi e ha messo piede nella realtà: “Da un brutto evento una nuova speranza”, “La vita è molto incerta. Tutto ciò che abbiamo può essere perso in un attimo”, “Non vi rimane molto, forse nemmeno famiglia e amici, ma é quel poco che basta per continuare” sono degli esempi delle frasi scritte sui muri. Con la speranza che la situazione possa migliorare, e che la Turchia e la Siria possano ricostruire il loro Paese, così come noi alunni stiamo costruendo il nostro futuro, sicuramente con più consapevolezza di ieri e una maggiore maturità che ci deriva da ciò che abbiamo visto e imparato.

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