Un problema: la tenuta della Germania

Riccardo

Riccardi

La Germania è da anni la locomotiva dell’Europa. I principali istituti teutonici di previsioni economiche sono unanimemente d’accordo. Un arresto degli approvvigionamenti del gas russo condurrà alla recessione l’economia tedesca. Il Prodotto Interno Lordo del paese arretrerà nel 2023 del 2,2% e la perdita del Pil cumulata sul 2022-2023 sarà di 220 miliardi di euro, il 6,5% della ricchezza annuale. Molti hanno ricordato come la politica della Signora Merkel sia stata fortemente orientata verso una partnership commerciale con Mosca. Da dove arriva la maggior parte delle forniture energetiche. Si sconteranno le conseguenze di questo grave errore. Senza addentrarci in questioni geo-politiche non è difficile affermare che la recessione tedesca peserà pesantemente sull’Italia che vanta un significativo flusso di esportazioni verso la patria di Goethe. Le più importanti case automobilistiche acquistano da noi molti dei componenti indispensabili per assemblare le auto, le più vendute nel mondo. Senza considerare i prodotti agricoli, quelli della moda e quant’altro. Comunque tutta l’Europa sarà penalizzata perché la Germania è il primo partner commerciale del globo. Certamente non tutti i settori andranno in recessione. Ci sarà un freno per buona parte delle attività economiche che hanno beneficiato della politica espansiva della BCE. Ora alle prese con una inflazione in aumento che porta con sé un pericoloso compagno di viaggio: la stagflazione. Nella banca Centrale il latente dissidio tra falchi e colombe sta prendendo corpo. Si temono forti perdite per possibili bond impagati con conseguenti default. I timori di osservatori seri e non di parte riguardano gli egoismi europei che, messi sotto traccia dal Covid, ora riemergano. Se ognuno penserà egoisticamente a coltivare soltanto il proprio orticello, saranno guai seri. Politici. Economici. Difensivi.

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