Ultimatum agli ultimi 63 operai "Trasferimento o siete fuori"

La Ftp Cnh di Pregnana Milanese avvia la procedura di licenziamento collettivo. I dipendenti devono decidere entro il 31 marzo se accettare il trasloco incentivato

di Roberta Rampini

Procedura di licenziamento collettivo per gli ultimi 63 dipendenti della Ftp Cnh Industrial di Pregnana Milanese. La lettera, preannunciata nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, è stata inviata nei giorni scorsi e rappresenta il capitolo finale di una vicenda iniziata il 1° ottobre 2019 con l’annuncio da parte dell’azienda del Gruppo Fiat della chiusura del plant pregnanese e del trasferimento delle attività produttive a Torino. Il licenziamento scatterà il 1° maggio 2023 alla scadenza del secondo anno di cassa integrazione, salvo il caso in cui i dipendenti accettino la proposta di ricollocazione in altre sedi del gruppo Cnh Industriale, come Torino, Suzzara o altri stabilimenti. "Nei prossimi giorni l’azienda proporrà ai 63 dipendenti in cigs un trasferimento incentivato in un’altra sede. Le lavoratrici e i lavoratori dovranno comunicare all’azienda l’accettazione o il rifiuto del trasferimento entro il 31 marzo che, se accettato, avverrà il 1° maggio", spiegano Fim-Fiom e Uilm.

Seppur annunciata e abbastanza prevedibile la procedura di licenziamento collettivo è per dipendenti e sindacato una sconfitta di un percorso che non avrebbe dovuto lasciare in mezzo alla strada nessuno dei 260 lavoratori inizialmente coinvolti. "Noi abbiamo verificato con il ministero se ci fosse la possibilità di altra cassa integrazione, ma la risposta è stata negativa – dichiara Roberta Turi, segretaria generale della Fiom di Milano –. Il coordinamento sindacale ha chiesto un incontro in Regione per discutere della procedura. Quando verrà fissata una data verrà organizzato un presidio sotto la Regione Lombardia per fare tutte le pressioni possibili sull’azienda, che deve trovare soluzioni condivise. Riteniamo che le incentivazioni vadano aumentate e che sia necessario che la Regione si faccia parte attiva per trovare ulteriori ricollocazioni ai lavoratori e alle lavoratrici. Dobbiamo ottenere condizioni migliori per tutti".

Intanto nei capannoni e negli uffici pregnanesi non è rimasto più nessuno. Anche le ultime bandiere del sindacato non sventolano più. Quello che per decenni è stato un vero e proprio atelier dei motori marini, poi fabbrica di motori industriale e di macchine agricole, conosciuto come ex Iveco Aifo, è abbandonato da quasi due anni. Intanto alcuni dipendenti (circa 80) hanno accettato il trasferimento (con incentivi) in altri siti nel gruppo. Altri, con i requisiti richiesti, sono andati in pensione. Altri ancora hanno sfruttato gli incentivi all’esodo messi a disposizione dall’azienda. Ma ne restano 63 per i quali il destino sembra segnato.

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