Milano, 12 giugno 2024 – Nel luglio del 2022 si erano incollati al basamento di una statua di Boccioni al Museo del ‘900 a Milano. Una forma di protesta, non violenta, molto simile ad altre che sono andate in scena in questi ultimi anni. Eppure per quell’episodio, alcuni attivisti di Ultima Generazione sono finiti a processo. Oggi arriva l’assoluzione, perché il fatto non sussiste, per cinque giovani del movimento ecologista. D’altra parte, era stata la stessa accusa, la Procura, dopo aver chiesto il rinvio a giudizio, ad aver sostenuto l'assoluzione per tenuità del fatto.
Tre dei cinque imputati, tra i 22 e i 25 anni, rispondevano anche della violazione del foglio via obbligatorio ricevuto il precedente 10 giugno per il blitz sulla tangenziale Est di Milano per sensibilizzare sul tema del cambiamento climatico. Per questo capo di imputazioni sono stati condannati dalla giudice Daniela Clemente alla pena sospesa tra uno e due mesi di arresto e non menzione nel casellario giudiziario.
"Se una cosa non ha una rilevanza mediatica, non esiste. Le opere d'arte sono utilizzate per ottenere l'attenzione che viene data dai media, che non avrebbero se organizzassero dibattiti e volantinaggio", ha argomentato il loro legale Gilberto Pagani. Ciò che hanno fatto i ragazzi è stato "a difesa dell'ambiente, a difesa della salute pubblica e di tutti noi. Il problema è il tentativo di criminalizzare questi atti pacifici, legittimi e non violenti". L'avvocato ha poi aggiunto che "vi è indubbiamente una situazione di pericolo imminente per tutta l'umanità se non verranno prese posizioni da parte dei governi".
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini coordinate dal pm Enrico Pavone, i ragazzi avevano incollato al basamento dell'opera 'Forme uniche nella continuità dello spazio' uno striscione di color giallo con la scritta 'Ultima Generazione' e alcuni volantini, lasciando "evidenti tracce di colla". Gli attivisti, inoltre, si erano "cosparsi una mano di colla" e l'avevano appoggiata al basamento, lasciando anche in quel caso "evidenti impronte". "È una sentenza importante perché quello che abbiamo fatto non è stato reato. Sapevamo che portiamo avanti delle istanze importanti e che non commettiamo condotte criminose", ha commentato Simone Ficicchia, uno degli attivisti.