Guerra in Ucraina e caso Gergiev, assordante silenzio: addio Scala

Nessuna risposta alla richiesta di prendere le distanze da Putin. Ma la comunità russo-milanese boccia l’aut aut e si sente accerchiata

Il maestro Valery Gergiev

epa09452375 Russian conductor Valery Gergiev reacts while holding a bunch of flowers after performing, with The Munich Philharmonic orchestra, Bruckner's Symphony No. 6 in A major WAB 106 on the stage of Grand Palace Hall during Enescu Festival 2021, in Bucharest, Romania, 06 September 2021. The festival, held every two years since 1958, is the biggest classical music festival held in Romania and is named after Romanian composer and violinist George Enescu. The 2021 edition runs from 28 August to 26 September 2021 with the participation of 32 orchestras from 14 countries, totaling 3,500 foreign and Romanian artists. Special measures are being taken to reduce health risks for spectators and artists. EPA/ROBERT GHEMENT

Milano - Non si aspettava l’accelerazione così veloce dell’intervento russo in Ucraina Evgeny Utkin, giornalista italo russo di lungo corso: "Non pensavo a una escalation in così poco tempo. Personalmente ritengo che il più cattivo dei negoziati sia meglio di qualsiasi guerra" dichiara l’esperto di economia e geopolitica, nato in Russia 50 anni fa ma da vent’anni residente a Milano, con un passato come docente all’Università Statale di Mosca "Lomonosov" e poi manager per diverse società internazionali. A sorprenderlo ancor di più è stato però l’ultimatum di due giorni fa del sindaco di Milano (e presidente della Fondazione Teatro alla Scala) Giuseppe Sala al maestro russo Valery Gergiev: in sostanza, o prende le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina o dovrà rinunciare a dirigere “La dama di picche’’ che ha debuttato al Piermarini mercoledì sera. Senza una condanna di Putin (dal quale è stato anche premiato di recente, e per il quale in passato ha sempre manifestato ammirazione), il direttore d’orchestra russo non tornerà alla Scala per le quattro repliche dell’opera di Cajkovskij dal 5 al 13 marzo.

Finora, stando a quanto risulta, il maestro non ha dato alcuna risposta al teatro, il che lascia presagire che alla seconda replica ci sarà un altro sul podio al posto suo. Da notare, infine, che lo stesso aut aut è stato dato a Gergiev dal primo cittadino di Monaco di Baviera: in caso contrario, l’artista russo perderà la direzione musicale della Munchner Philharmoniker. "Le dichiarazioni del sindaco di Milano mi hanno sinceramente lasciato molto sorpreso, sembra un accanimento nei confronti del maestro Gergiev, uno dei migliori direttori d’orchestra sulla scena internazionale: dovrebbe essere giudicato solo per questo. La richiesta di una sua dichiarazione politica è da clima tedesco degli anni Trenta. Segna pure un precedente pericoloso. Temo che potranno fare lo stesso con la prima ballerina della Scala, Svetlana Zakharova, o col soprano Anna Netrebko" argomenta il giornalista russo.

Contro l’«abiura» richiesta al maestro Gergiev (che intanto è già stato sostituito a New York) si scaglia pure Froz, pseudonimo di Roman Gorskiy, ballerino russo naturalizzato italiano: "È un tentativo di politicizzare una figura che ha a che fare con la cultura, non con la geopolitica. La richiesta di allineamento a un pensiero unico è una mossa da regime totalitario" afferma fuori dai denti il 36enne, campione italiano ed europeo di breakdance. Sull’aggressione da parte dell’esercito russo ha le sue idee: "Quando scoppia una guerra si strofinano le mani solo i produttori di armi, è chiaro che siamo tutti contro. Ma ci sono aspetti da considerare, come l’assedio dell’esercito ucraino nel Donbass e il pericolo accerchiamento della Russia se l’Ucraina entrasse nella Nato". Intanto però il clima si sta surriscaldando: "Sui social qualcuno mi ha scritto di tornarmene in Russia". Secondo Utkin "le informazioni sembrano indirizzate solo a fomentare le divisioni. Finora le due comunità all’estero hanno convissuto pacificamente: a Milano per dire hanno frequentato sempre gli stessi negozi tipici".

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