Il cerchio non si è ancora chiuso del tutto: mancano due presunti colpevoli all’appello, identificati ma in fuga all’estero. Tuttavia, gli investigatori della Squadra mobile ritengono di aver individuato tutti i responsabili dell’omicidio del diciottenne Jhonny Sulejmanovic, ucciso a colpi di pistola nella notte tra il 25 e il 26 aprile scorsi. Dopo la prima tranche di arresti, che il 21 giugno ha portato in cella Roberto e Jagovar Ahmetovic e Rubino Sulejmanovic, l’altro ieri è andata in scena la seconda puntata: in manette è finito il sessantaquattrenne kosovaro Qemai Gjigolli, accusato di aver accompagnato il commando di cinque persone in via Varsavia al volante di una Mazda 3 intestata a un prestanome. Stando a quanto emerso già nelle prime ore, l’agguato mortale fu preceduto da un litigio per motivi non ancora chiariti tra Roberto Ahmetovic e Jhonny Sulejmanovic, che da pochi mesi si era trasferito a Milano con la moglie e con il resto della famiglia, posizionandosi con i camper di fronte agli ingressi dell’Ortomercato. Dopo quella discussione degenerata in aggressione, Ahmetovic ha chiamato a raccolta alcuni parenti residenti nella Bergamasca per dar vita a una spedizione punitiva contro il diciottenne. In quei minuti, è emerso dagli accertamenti dei poliziotti della Omicidi guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, Roberto avrebbe contattato pure Gjigolli, residente a due passi da piazza Piola.
I quattro partiti da Suisio si sono diretti a bordo di una Seat Leon verso casa del kosovaro: lì è avvenuto il cambio macchina, nel tentativo di sviare le indagini utilizzando una macchina formalmente intestata a una persona estranea al gruppo criminale. Quindi, la banda avrebbe caricato sulla Mazda anche Rubino, per poi piombare in via Varsavia e uccidere Jhonny. Stando a quanto evidenziato dalle immagini riprese da due telecamere, i presunti assassini sono scesi tutti dalle portiere sul lato destro. Quella del conducente non si è mai aperta: l’ipotesi della Mobile è che Gjigolli non si sia mai mosso dal sedile anteriore sinistro, pronto per la fuga. Catturato lui, ne restano altri due in libertà.
Oltre all’esecutore materiale, che probabilmente è latitante in Francia, manca pure l’altro destinatario della nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Luigi Iannelli: sarebbe stato lui, armato di bastone, a mandare in frantumi i vetri del Ducato dove dormivano il diciottenne e la compagna, aprendo la strada al killer armato di pistola.