Ucciso a colpi di accetta "Il mio amico dimenticato"

Marco Manca, farmacista: "Fatto gravissimo. Ma è calato il silenzio"

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"È passato un mese e non se ne parla più. Già a dicembre, dopo l’episodio violento di una gravità inaudita, la notizia è andata subito scemando. Questo mi ha lasciato l’amaro in bocca: sembra che la storia del dottor Giorgio Falcetto sia caduta nel dimenticatoio". Marco Manca, farmacista del quartiere Ponte Lambro e amico del medico settantaseienne ucciso con colpi di accetta nel parcheggio del Policlinico di San Donato (per tentato omicidio è finito in carcere Benedetto Bifronte, di 62 anni, con vecchi precedenti), torna a parlare della vicenda che ancora adesso lo sconvolge.

Che cosa la delude, soprattutto?

"Io trovo che quanto accaduto sia gravissimo. Inaccettabile che una persona, un medico che aveva appena finito il turno di notte in questo caso, possa essere presa a colpi di accetta nel parcheggio di un ospedale. Che provvedimenti sono stati presi? Che cosa si fa per aumentare la sicurezza delle persone, dentro e fuori dagli ospedali? Mi rende molto triste anche il fatto che il dottor Falcetto sia stato in un certo senso “dimenticato“: la sua vicenda è stata archiviata in maniera frettolosa. Pure l’annuncio dei funerali è stato dato in fretta e furia. Come se l’intento fosse avere più silenzio che clamore. Io per esempio non sono riuscito neanche a presenziare; altri amici e conoscenti sono partiti da Milano all’ultimo momento per le esequie che sono state celebrate a Biella, la città piemontese di cui il dottore era originario. Io penso che Giorgio Falcetto non lo meritasse: ha dedicato la sua vita agli altri, curandoli con il suo lavoro. E continuava a farlo nonostante fosse in pensione, mettendo a disposizione la sua esperienza e professionalità apprezzate da tutti".

Come lo ricorda?

"Ha passato la vita a salvare vite altrui e nonostante i suoi 76 anni stava lavorando sempre con un impegno, una volontà e una efficienza incredibili, senza risparmiarsi. Io ho sperato fino all’ultimo che ce la facesse. Ora non si parla più di lui e dell’aggressione disumana che ha subìto e mi sembra inconcepibile".

Cosa si aspetta, ora?

"Che si incrementi la sicurezza in tutte le aree degli ospedali, anche in quelle all’aperto o comunque di pertinenza. Nessuno deve sentirsi in pericolo e, per contro, nessuno deve sentirsi “tranquillo“ al punto da tenere un’accetta in auto e usarla per fare del male. Questo ovunque, a maggior ragione nei luoghi di cura".

Marianna Vazzana

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