Cerro Maggiore, uccise le sorelle con il rogo doloso: "Non c’è prova di premeditazione"

Le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha “cancellato“ l’ergastolo inflitto ad Agrati. La Corte d’assise d’appello lo ha condannato a 25 anni di carcere, riconoscendo le attenuanti generiche

lL casa di via Roma a Cerro distrutta dalle fiamme

lL casa di via Roma a Cerro distrutta dalle fiamme

di Christian Sormani

Colpevole di aver ucciso entrambe le sorelle, ma senza alcuna premeditazione. Queste le motivazioni della sentenza che di fatto ha cancellato l’ergastolo di Giuseppe Agrati, condannandolo a 25 anni di carcere. Secondo i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano, l’uomo avrebbe "condannato a morte" le due sorelle Carla e Maria, "causando, dopo aver appiccato due distinti inneschi, un incendio doloso" nell’abitazione di via Roma a Cerro Maggiore.

Non ci sarebbe prova certa della premeditazione, secondo i giudici, che hanno concesso le attenuanti generiche, vista l’età avanzata dell’imputato, oggi 72enne. Agrati è stato giudicato uno squilibrato, ma senza accentuata pericolosità sociale.

Il movente dell’omicidio sarebbe, secondo la corte, economico: uccise le sorelle si sarebbe tenuto l’intera eredità. Qualche settimana prima era morto il fratello maggiore e la sorella Carla in più occasioni aveva detto che Giuseppe sarebbe stato escluso dall’asse ereditario in favore del nipote. Lo stesso nipote che fece riaprire il caso poco prima che potesse essere archiviato.

I giudici hanno notato "lo scollamento tra realtà circostante e le proiezioni che l’imputato ha dato di sé". Insomma una personalità complessa quella di Agrati, che in carcere a Busto Arsizio chiamano tutti "erudito" per la passione per la lettura di libri.

"Agli atti non possiamo individuare il momento dell’insorgenza del proposito criminoso. Né sappiamo valutare la determinazione in ragione delle condizioni psicologiche in cui versava quando, dopo che le sorelle si erano addormentate, in preda alle sue frustranti ossessioni, ha agito scelleratamente e compulsivamente" scrivono i giudici.

I legali dell’uomo stanno valutando il ricorso in Cassazione. L’uomo si dice innocente.

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