ANNA GIORGI
Cronaca

Uccisa incinta di 7 mesi. La pm: viaggio nell’orrore: "Ergastolo all’ex di Giulia"

La sentenza per Impagnatiello il 25 novembre, giornata contro i femminicidi. Lui resta impassibile in aula. La madre della vittima accarezza la procuratrice.

La sentenza per Impagnatiello il 25 novembre, giornata contro i femminicidi. Lui resta impassibile in aula. La madre della vittima accarezza la procuratrice.

La sentenza per Impagnatiello il 25 novembre, giornata contro i femminicidi. Lui resta impassibile in aula. La madre della vittima accarezza la procuratrice.

Ergastolo per Alessandro Impagnatiello e 18 mesi di isolamento: chiesto il massimo della pena per il barman che, il 27 maggio di un anno fa, uccise con 37 coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi di suo figlio Thiago. Lei aveva 27 anni. È stata una lunga requisitoria quella della procura e poi la parola passata alla difesa, sette ore di udienza in corte d’assise in cui le parti hanno ripercorso tutto il "viaggio nell’orrore", quello di una storia che sembrava d’amore, deflagrata, invece, in un massacro: Giulia ha firmato la sua condanna a morte il giorno in cui ha detto al compagno che aspettava un bambino. In quel momento Impagnatiello ha cominciato a pensare a come ucciderla e poi a come sbarazzarsi dell’"intralcio", così ha chiamato Thiago il giorno dell’interrogatorio. Il veleno per topi messo nella tisana che lui le preparava la sera, il dolore fisico provato da Giulia per i crampi allo stomaco che non riusciva a spiegarsi e quasi le strozzavano il respiro. E ancora le bugie di lui su tutto, sulla sua doppia vita, persino sulle piccole cose. Questa è stata la vita di Giulia nei sette mesi di gravidanza, finita con un vero e proprio "agguato", dice la pm Alessia Menegazzo, una aggressione feroce studiata nei dettagli dal barman che, in aula, assiste impassibile all’udienza. E invece, di tracce ne ha lasciate tantissime.

"Giulia aveva provato a lasciarlo, a tenersi il bambino e tornare a Sant’Antimo dalla famiglia – dice ancora la pm –. Giulia era una donna straordinaria, forte, pronta a occuparsi del suo bambino, ha incontrato l’amante del compagno e quando le è stato tutto chiaro, quando ha trovato le prove di quello che sospettava da tempo è tornata a Senago, nell’appartamento che condivideva con lui, per lasciarlo". È a quel punto che il barman ha messo in atto l’agguato che aveva in mente da tempo.

Giulia è inquadrata dalle telecamere della via, sotto casa, alle 19.05, quello sarà l’ultimo momento in cui lei è in vita. Una vicina di casa dirà, è a verbale, che dopo le 19 ha sentito un urlo straziante di donna. Impagnatiello ha ucciso subito Giulia, appena lei è entrata in casa, dopo aver incontrato l’amante di lui, dopo averlo smascherato. L’ha massacrata con 37 coltellate, ha tentato di bruciare il cadavere e poi l’ha abbandonata in una zona nascosta accanto ai garage, come un sacco di immondizia.

Ergastolo quindi, ribadisce l’aggiunto Letizia Mannella, che chiede anche il riconoscimento di tutte le aggravanti: premeditazione, dolo diretto, occultamento di cadavere, crudeltà per le 11 coltellate in zone vitali, rapporto di parentela e futili motivi. Ergastolo chiede anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti. Rivolto alla Corte d’Assise presieduta da Antonella Bertoja, giudice a latere Sofia Fioretta, dice: "Quando Giulia vuole lasciarlo, Impagnatiello le dice: ma che madre sei? Ma che coraggio ha avuto lei, che ha costruito una vita di menzogne, che ha ucciso perché non voleva suo figlio Thiago".

Nell’ arringa difensiva le avvocate di Impagnatiello, Samanta Barbaglia e Giulia Geradini hanno contestato la premeditazione: "La condotta grossolana posta in essere da Impagnatiello mal si concilia con l’immagine di pianificatore e stratega". E ancora: "L’affermazione che Impagnatiello ha iniziato a progettare di uccidere la Tramontano da mesi prima non trova riscontro, l’ex barman sperava solo in un aborto spontaneo".

Le avvocate chiedono le attenuanti generiche, l’esclusione delle aggravanti e la pena che i giudici riterranno più opportuna. La sentenza arriverà il 25 novembre nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sui social Loredana Femiano, mamma di Giulia, ha scritto un ricordo commosso della figlia e, in aula, dopo la requisitoria, ha abbracciato la pm Menegazzo.