ANNA GIORGI
Cronaca

Uccisa dal compagno Tracce di veleno per topi nel corpo di Giulia Il folle piano del killer

Sostanze compatibili con il contenuto delle bustine trovate in casa. Secondo la procura Impagnatiello progettava il delitto da mesi. Aveva cercato informazioni sul web per come eliminare la compagna e il feto. .

di Anna Giorgi

Nel corpo martoriato da 39 coltellate di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa dal suo compagno Alessandro Impagnatiello, sono state trovate tracce di sostanze tossiche che sarebbero compatibili con il contenuto delle bustine di topicida trovate nascoste nella cucina della casa in cui convivevano a Senago.

È da qui che parte l’esigenza di fare ulteriori accertamenti anche su un possibile avvelenamento del feto, del piccolo Thiago, che sarebbe nato a luglio. Gli investigatori della procura hanno quindi autorizzato una proroga degli esami per comprendere quello specifico sul feto di sette mesi.

La presenza del veleno non sarebbe emersa dall’esame autoptico, bensì dal tossicologico, la cui relazione finale non è ancora stata depositata, si tratta quindi dei primi esiti. A completare il quadro dei tasselli fino ad ora sul tavolo della pm Alessia Menegazzo, ci sarebbe la ricerca fatta da Impagnatiello nel web su "come uccidere una donna incinta", "come uccidere un feto con il veleno", tutte stringhe da cui appare chiara la sua volontà. Alessandro Impagnatiello, il barman dell’"ArmaniBamboo", dalla doppia vita, non voleva Thiago.

Ma non solo, a dicembre Giulia Tramontano, incinta da poco, scriveva sul cellulare di non sentirsi bene e che il malessere era sorto dopo aver bevuto "qualcosa di caldo".

Una bevanda avvelenata che le aveva preparato Impagnatiello? Il malessere si era ripresentato più volte a giudicare dai messaggi trovati sul suo cellulare, poi le era sempre passato e, senza sospettare nulla, deve averlo legato alla gravidanza. Le ricerche di lui sul web, i messaggi su whatsApp di lei e i primi esiti del tossicologico che hanno rilevato sostanze potenzialmente tossiche hanno indotto quindi gli inquirenti ad approfondire il quadro. In quel periodo in cui si presume che Impagnatiello avesse cominciato ad avvelenare lentamente Giulia, erano già iniziate le incomprensioni fra i due. Anzi lei aveva già maturato l’idea di lasciarlo. C’era Thiago però, il vero ostacolo alla libertà dell’assasino. Lui aveva una relazione con una collega del bar, la stessa ragazza che ha raggiunto dopo avere ucciso Giulia e a cui ha detto: "Ora sono libero".

Da quanto tempo Impagnatiello aveva cominciato a maturare il piano omicida? L’obiettivo degli investigatori della procura che coordinano i carabinieri del nucleo investigativo è quello di “appesantire“ il quadro delle aggravanti per ottenere l’ergastolo in primo grado. L’avvelenamento di Giulia e forse anche del feto e le ricerche su come uccidere Thiago, datate già a dicembre, quando la giovane era incinta solo di poche settimane, avvalorerebbe l’ipotesi della premeditazione, esclusa in un primo momento dal gip Angela Minerva nella sua ordinanza cautelare, per lasciare solo l’aggravante della relazione parentale e dei futili motivi.

La premeditazione renderebbe certo l’ergastolo in primo grado. Sembra definitivamente esclusa la possibilità di contestare all’assassino il duplice omicidio perché non esiste attualmente quella fattispecie giuridica, ma solo quella del procurato aborto. Pare in salita anche la contestazione dell’aggravante della crudeltà. Il barman ha ucciso Giulia, ne ha poi devastato il corpo con la raffica di fendenti e ha tentato di bruciarlo dentro la vasca da bagno, se questa è indubbia crudeltà umana, non è però rilevante dal punto di vista giuridico, perché la donna stando ai primi accertamenti medico-legali sarebbe morta alla prima coltellata alla gola data dall’uomo, con forza e da dietro, dopo averla presa alle spalle. La crudeltà dal punto di vista giuridico richiede un “surplus“ di sofferenza per arrivare alla morte.