ANDREA GIANNI
Cronaca

Rider Uber Eats nel caos: cacciati e reintegrati. Ma l’azienda in Italia non c’è più

Il Tribunale di Milano ha ordinato la revoca dei licenziamenti, ritenuti illegittimi, ma la società ha già abbandonato il mercato tricolore. I fattorini: “Siamo rimasti molto turbati”

La protesta dei rider licenziati da Uber Eats

MILANO – «Quando ci hanno comunicato la risoluzione del contratto per me è stato un grande dolore. Non riuscivo a dormire di notte, a causa dell’ansia e della preoccupazione". Rana Adnan, nato in Pakistan 32 anni fa e residente da alcuni anni a Milano, è uno dei rider lasciati a casa da Uber Eats, dopo la decisione della multinazionale statunitense di abbandonare il mercato italiano.

La risoluzione del suo rapporto di lavoro, così come quella di altri quattromila ciclofattorini inquadrati come partite Iva o pagati a ritenuta d’acconto, è stata dichiarata illegittima dal Tribunale di Milano che, accogliendo il ricorso dalla Cgil, ha ordinato alla piattaforma di revocare i “licenziamenti“ e passare attraverso un confronto con i sindacati.

Come valuta, dal suo punto di vista, questa sentenza?

"Il sindacato ci ha dato una speranza, e ora attendiamo gli sviluppi concreti. La decisione di Uber Eats di risolvere i nostri contratti è stata totalmente sbagliata. Hanno agito contro la legge italiana ed europea, cancellando da un giorno all’altro tanti posti di lavoro. Tutti i rider sono rimasti molto turbati per le modalità con cui abbiamo perso il posto. C’è un clima di ansia, angoscia e preoccupazione per il futuro".

Per quanto tempo ha lavorato per Uber Eats?

"Per quasi due anni, guadagnando circa 800 euro al mese con Uber. Lavoravo dalle otto alle dieci ore al giorno, coprendo il turno del mattino e quello della sera ed effettuando consegne anche per Glovo".

Quando Uber Eats ha chiuso le attività in Italia le hanno offerto qualche forma di indennizzo?

"Non ci hanno offerto neanche un euro, e per il nostro rapporto non abbiamo neanche accesso agli ammortizzatori sociali. Adesso continuo a guadagnarmi da vivere facendo il rider, solo con Glovo".

Le è capitato anche di fare incidenti stradali?

"Fortunatamente non è mai successo ma, per il lavoro che facciamo, siamo sempre a rischio".

Sta cercando lavoro anche in altri settori?

"Se troverò una buona opportunità cambierò lavoro, in futuro si vedrà. Fare il rider mi piace perché mi lascia la libertà di gestire gli orari, ma le condizioni di lavoro devono cambiare radicalmente".