Tutti fuori a fine mese Poi il via ai cantieri E FdI va all’attacco: "Allarme sicurezza"

Il Comune agli occupanti: immobile da liberare entro il 31 agosto. De Corato contro Sala: non conosce la situazione delle periferie.

Tutti fuori a fine mese  Poi il via ai cantieri  E FdI va all’attacco:  "Allarme sicurezza"
Tutti fuori a fine mese Poi il via ai cantieri E FdI va all’attacco: "Allarme sicurezza"

La deadline è stata fissata per la fine di agosto. Questione di giorni. Poi gli occupanti abusivi dovranno abbandonare lo stabile di via Esterle 15-17 per far posto all’associazione Casa della Cultura musulmana, che negli ex bagni pubblici realizzerà nei prossimi mesi la prima moschea autorizzata della città. Di "sgombero imminente" parlano da due giorni i militanti di "Ci siamo-Rete solidale", che, pur non essendo contrari alla creazione del luogo di culto, venerdì pomeriggio hanno lanciato un presidio permanente a sostegno della quarantina di "lavoratori stranieri sottopagati con contratti di lavoro di breve durata", quasi tutti originari dell’Africa occidentale, che rischiano di restare senza tetto.

In un comunicato, rilanciato pure sui social, il collettivo ha fatto sapere che il Comune ha ribadito "più volte" la richiesta di lasciare l’edificio il prima possibile: nel corso di diverse riunioni, aggiungono da via Esterle, gli esponenti di Palazzo Marino hanno spiegato di essersi impegnati con i nuovi titolari del diritto di superficie sull’area a consegnare l’immobile libero da persone entro trenta giorni dalla stipula dell’atto di cessione (sottoscritto il 10 luglio) e che i giorni in più concessi dal 10 agosto in avanti sono stati accordati proprio per trovare soluzioni abitative alternative. Che però al momento non si vedono all’orizzonte: quelle prospettate dall’amministrazione in una videoriunione andata in scena alla vigilia di Ferragosto sono state scartate dai diretti interessati, perché ritenute troppo costose o estremamente precarie. Fin qui la posizione di "Ci siamo-Rete solidale", che indirettamente ha reso nota pure quella degli interlocutori istituzionali. Per tutta la giornata di ieri, il Giorno ha chiesto lumi sulla questione al Comune e in particolare agli assessorati coinvolti nella partita, anche per avere informazioni sulle prossime scadenze e sull’esito delle interlocuzioni in corso (seguite anche dalla Prefettura), ma fino a sera non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale da piazza Scala. Resta evidente, pur in assenza di conferme da Palazzo Marino, che il mancato sblocco dell’impasse potrà essere risolto solo con lo sgombero di chi vive senza titolo in quegli spazi ora assegnati alla Casa della Cultura musulmana. Ed è proprio paventando lo sgombero in tempi brevissimi che "Ci siamo-Rete solidale" ha fatto partire la mobilitazione, con assemblee e dibattiti su "casa, lavoro e documenti". Detto questo, resta una certezza: in via Esterle nascerà una moschea, che a fine lavori potrà ospitare fino a 3.500 fedeli per la preghiera del venerdì. Nel 2022, quando l’associazione non si era ancora aggiudicata definitivamente lo spazio dismesso, il presidente del Consiglio direttivo Asfa Mahmoud aveva spiegato che il progetto presentato alla commissione giudicatrice prevedeva cantieri per sei mesi e un esborso complessivo di 1,4 milioni di euro per ristrutturare l’edificio e adattarlo alle caratteristiche di un luogo di culto islamico.

"Al posto di affrontare le problematiche in tema di sicurezza e cercare di rendere la zona sicura tramite l’installazione di telecamere e il pattugliamento da parte dei vigili, Sala ha ceduto un’area occupata dai centri sociali e in stato di profondo degrado alla comunità islamica di Milano, per farne una moschea – ha attaccato il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato –. Si tratta, in effetti, di un atto di raro pressapochismo, che in un sol colpo riuscirà a contrariare residenti, comunità islamica e centri sociali, questi due a lui vicini. Un capolavoro degno di un sindaco che, troppo impegnato nei salotti radical chic, non ha la minima percezione della situazione nelle periferie".

Nicola Palma

Marianna Vazzana