
Sono in aumento a livello globali i casi di tumore al colon-retto
Milano – Da tempo si sta registrano un anomalo aumento dei casi di tumore al colon-retto tra i giovani sotto i 50 anni. Dei recenti dati pubblicati nel Regno Unito hanno mostrato che dal 2018 al 2024 sono aumentati del 26% tra i maschi e del 39% tra le femmine. Una simile impennata è stata confermata anche nell’area metropolitana di Milano.
Un’ipotesi rivoluzionaria
Riguardo a questo fenomeno, studiatissimo in ambito medico, arriva adesso un’ipotesi rivoluzionaria formulata da medici e ricercatori dell’Istituto fondazione di oncologia molecolare e dell’oncologia Falck dell’ospedale Niguarda di Milano. Secondo gli studiosi questo incremento sarebbe causato dal fatto che questo tipo di carcinomi, storicamente considerati una malattia dell’età avanzata, laddove presenti in un individuo giovane potrebbero crescere molto più velocemente.
Se questa intuizione fosse dimostrata, l’intero approccio allo screening e alla diagnosi precoce dovrebbe cambiare radicalmente. L’articolo che pone la questione, pubblicato sulla rivista scientifica Cell dagli esperti milanesi insieme a quelli dell’università Statale di Milano e dell’università di Torino, ritiene che stimare l’età del cancro utilizzando i dati genomici dei tumori possa chiarire se sia utile intervenire con screening precoci, come test frequenti sul sangue (biopsia liquida), o se siano necessari nuovi approcci.
Strategie di diagnosi precoce
“Se confermata sperimentalmente, questa ipotesi potrebbe rappresentare una chiave di volta per identificare nuove strategie di diagnosi precoce per i tumori del colon-retto giovanile”, spiega Alberto Bardelli, che insieme a Salvatore Siena ha guidato il team di ricerca. “La diagnosi precoce e la disponibilità di screening – continua – rimangono fondamentali per migliorare la prognosi e le opzioni di cura per queste patologie”.
Lo studio italiana
“Le differenze molecolari tra i tumori del colon-retto a insorgenza precoce e quelli in età avanzata – ricorda lo studio – sono ancora oggi poco definite. Per identificarle, è in corso un importante studio italiano che mira a caratterizzare queste neoplasie con un approccio multi-omico, che si basa sull'integrazione di diversi livelli di analisi molecolare, dalla genomica alla metabolomica, per raggiungere una visione più completa dei meccanismi biologici alla base della malattia. L’obiettivo di questo progetto di ricerca pionieristico, che vede quotidianamente impegnati ricercatori clinici, computazionali e traslazionali, è di sviluppare in futuro approcci diagnostici e terapeutici innovativi.”
L’integrazione delle competenze per una nuova teoria
L'editoriale è nato grazie all'integrazione di competenze trasversali, tra cui la genetica molecolare (professor Alberto Bardelli), la bioinformatica (dottor Giovanni Crisafulli), e l'oncologia medica (professor Salvatore Siena), con il contributo particolare della figura di 'Physician Scientist' fortemente voluta da Ifom, Niguarda, Airc e Unimi per connettere l'oncologia medica e la medicina molecolare (Gianluca Mauri, Giorgio Patelli). Grazie a queste competenze multidisciplinari, questa nuova teoria potrebbe spiegare perché, nonostante non siano state ancora identificate caratteristiche molecolari specifiche, i tumori del colon-retto nel giovane adulto sembrino avere una maggiore aggressività biologica.
“Pur seguendo la stessa ‘strada genomica’ della maggior parte dei tumori del colon-retto - spiega Bardelli - potrebbero infatti crescere più rapidamente. Diventa quindi prioritario comprendere se i tumori in età precoce seguano il modello classico di sviluppo lento (5-10 anni) descritto da Vogelstein (sul 'Nejm' nel 1988) o se presentino caratteristiche biologiche uniche che ne giustifichino una crescita accelerata”.