
L’uomo si presenta come procacciatore d’affari
Milano, 26 marzo 2018 - Per l'accusa è un truffatore seriale ad attività variabile. Talvolta si presenta come commerciante d’oro e di preziosi, altre come procacciatore d’affari. Un giorno è mediatore in compravendite di immobili, il giorno dopo è il mago delle locazioni. Il bello (si fa per dire) è che la gente di lui si fida. Risultato (sempre più o meno lo stesso) è che i clienti gli ordinano merce o gli versano caparre che poi svaniscono nel nulla. Più concrete le 25 querele che si è ritrovato addosso negli ultimi sei anni, ma il personaggio deve essere anche abilissimo nel concordare i ritiri delle denunce in cambio di qualcosa al momento giusto. Così sul certificato penale vanta una sola condanna per bancarotta a due anni e mezzo di reclusione. Ora però il tribunale milanese sezione misure di prevenzione ha sancito che sarà «sorvegliato speciale».
Luigi P., 47enne milanese residente nel Varesotto, si è difeso sostenendo che tutto è cominciato con il fallimento della sua società immobiliare, nel 2010. Da allora «per mantenere lo stesso tenore di vita utilizzando le numerose relazioni personali che aveva costruito», ha cominciato a darsi da fare, per esempio ritirando oggetti d’oro che avrebbe dovuto pagare regolarmente al valore di mercato «non riuscendo tuttavia a rispettare i tempi concordati». Un ritardatario, insomma.
Peccato che nel frattempo investisse quei soldi non suoi in altre mille attività creandosi - ha spiegato ai giudici - «un vorticoso giro d’affari fondati sui rapporti di debito e credito». E visto che al Fisco, stando alle sue dichiarazioni dei redditi, poco o nulla di tutto ciò risultava, P. ha tranquillamente confidato di «lavorare in nero per un’azienda di caffè guadagnando circa 2.300 euro mensili svolgendo altresì le attività di liquidatore ed incassando anche gli affitti relativi a due appartamenti che aveva intestato alle figlie maggiorenni». Tuttavia per il tribunale (presidente Fabio Roia, giudici Veronica Tallarida e Ilario Pontani) P., che nonostante un richiamo orale dal questore di Milano di qualche anno fa ha continuato imperterrito nelle sue imprese, deve essere considerato «socialmente pericoloso». Anche nell’ultima denuncia, dello scorso luglio, la truffata spiegava «di avere acquistato» da P. merce varia «Folletto, Apple Watch» pagando in diverse occasioni 1.500 euro senza aver visto più nulla: né prodotti né soldi. «Proprio la illimitata operativià», osserva il tribunale, «è indice di pericolosità sociale». Ecco perché P. merita la misura della sorveglianza speciale, una delle prime forse inflitta a truffatore seriale. D’ora in avanti non potrà uscire di casa dalle 10 di sera alle sette di mattina, non dovrà partecipare a riunioni in luogo pubblico e, soprattutto, dovrà «darsi contestualmente» alla ricerca di un lavoro, vivere onestamente e rispettare le leggi.