NICOLA PALMA
Cronaca

Maxi truffa sul Reddito di cittadinanza: così funzionava il giro milionario tra kebab, internet point e minimarket

La frode da 2,3 milioni di euro scoperta analizzando le transazioni “impazzite” dei pos di tre negozi: coinvolti 600 cittadini di origine somala

Un pagamento nel negozi al centro dell'inchiesta filmato dai carabinieri

Un pagamento nel negozi al centro dell'inchiesta filmato dai carabinieri

Milano – Stroncato dai carabinieri un maxi giro illecito sul Reddito di cittadinanza: coinvolti oltre 600 extracomunitari per una truffa da oltre 2,3 milioni di euro. I Carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro, hanno stretto il cerchio sulla truffa messa a segno da cittadini prevalentemente di origine somala con l’appoggio di commercianti compiacenti.

Le indagini

Le indagini, avviate nel mese di febbraio 2021 sono scattate durante il monitoraggio del fenomeno dell'indebita percezione del reddito di cittadinanza hanno portato i carabinieri a individuare numerosi cittadini di origine somala che percepivano il sussidio senza averne i requisiti.

I tre negozi

Si è poi accertato, attraverso una minuziosa analisi dei flussi finanziari, che questi effettuavano anomali e ricorrenti acquisti con la carta del reddito di cittadinanza presso 3 esercizi commerciali di Milano: un Internet point e commercio al dettaglio di apparecchiature telefoniche, una rivendita al dettaglio di prodotti alimentari e un ristorante di kebab.

Tramite Pos

Gli ulteriori approfondimenti investigativi sui gestori degli esercizi commerciali, hanno accertato permesso di accertare che i tre esercenti avrebbero consentito – a partire dall’ottobre 2020 – di monetizzare l’incasso del Reddito di Cittadinanza concesso a cittadini di origine prevalentemente somala privi dei requisiti, i quali versavano l’intero credito della carta del sussidio tramite Pos o attraverso pagamenti di utenze intestate agli esercenti. In cambio l'esercente consegnava loro somme in contanti, trattenendo su ogni transazione una percentuale variabile dal 10% al 15%.

Incassi sospetti

L'analisi sui flussi finanziari ha permesso di accertare che il negozio di telefonia, che dunque non commercializza i beni di prima necessità per cui possono essere impiegate le somme concesse con il beneficio, rispetto all'anno precedente all'istituzione del Reddito di Cittadinanza ha registrato un incremento delle transazioni Pos pari a +215mila euro passando da un incasso mensile di 1.460 euro a circa 23.450 euro (+1.600%); l'attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari dal gennaio 2021 al giugno 2022 ha dichiarato all'Agenzia delle Entrate di aver incassato 4.436,73 euro ma ha invece eseguito transazioni Pos nello stesso periodo per 180mila euro; il ristorante di kebab dal novembre 2020 al maggio 2021 ha dichiarato al Fisco incassi per 33mila euro ma ha invece eseguito transazioni Pos nello stesso periodo per 93mila euro.

Cittadini somali

Sono 633 in tutto le persone che, nel periodo interessato dalle indagini, hanno effettuato acquisti con Rdc presso i tre esercizi commerciali: 597 di queste, individuate quali indebiti percettori, sono state deferite presso 14 Procure (Milano, Cosenza, Bergamo, Napoli, Roma, Brescia, Como, Torino, Lodi, Siracusa, Trapani, Monza, Lecce e Genova) per i reati di falsa attestazione del possesso dei requisiti per l’Rdc e di truffa aggravata. Tutti sono extracomunitari e in particolare, il 90% di nazionalità somala. I restanti 36 soggetti, in possesso dei requisiti, sono stati segnalati all'Inps per l'indebito utilizzo del beneficio che è stato immediatamente sospeso.

Danno milionario

Ammonta a circa 413mila euro la somma di denaro riciclata dagli esercenti, mentre l'indebita percezione in danno dello Stato da parte degli indagati viene quantificata in 2,3 milioni di euro. Due dei tre titolari delle attività commerciali che monetizzavano il sussidio, sono stati deferiti in stato di libertà all'Autorità giudiziaria per il reato di riciclaggio continuato, sottoposti a perquisizione locale e personale con conseguente sequestro di 40mila euro considerato profitto del reato, mentre il terzo, cittadino bengalese titolare dell’Internet point, è stato messo agli arresti domiciliari