"Così ho smascherato il finto agente segreto"

Milano, parla uno degli imprenditori finiti nella rete di Farinelli: le foto dell’oro e i badge del Vaticano, poi ho capito che voleva fregarmi

Guido Umberto Farinelli è stato arrestato nel giugno 2021

Guido Umberto Farinelli è stato arrestato nel giugno 2021

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Milano - L’uniforme da ufficiale della Marina. Il tesserino della Santa Sede. I racconti sulla vita da agente segreto. La finta telefonata da un numero registrato come quello dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (in realtà era della sua compagna). E le foto e i video dei lingotti d’oro dall’Uganda, il solito affare che proponeva a tutti prospettando lauti guadagni. Tutto il repertorio di Guido Umberto Farinelli, il truffatore seriale arrestato nel giugno 2021 dai carabinieri del Nucleo investigativo per una sequela infinita di raggiri: nella sua rete, stando alle indagini, sono finiti poliziotti, militari, generali delle Forze armate, parenti e medici.

Non Alberto (nome di fantasia), un imprenditore del Nord Italia che ha raccontato al Giorno come ha conosciuto il fantomatico 007, in che modo si è presentato e quali stratagemmi ha utilizzato per carpirne (senza riuscirci) la fiducia. Il primo incontro, organizzato da un amico comune, va in scena nel giugno 2018: Farinelli arriva con una Mercedes Slk e sin da subito inizia ad alternare parole in italiano, inglese e arabo. "Come a volermi dimostrare che conosceva tante lingue e che quei vocaboli gli scappavano senza volerlo per l’abitudine che aveva a usarne più di una", spiega oggi Alberto, a distanza di quasi quattro anni. Farinelli si muove con disinvoltura, e a un certo punto svela all’interlocutore di essere uno 007: "Mi ha raccontato dell’Iraq, della storia del sequestro di Giuliana Sgrena...". Quindi, inizia a sciorinare il solito copione con la consueta interpretazione da Oscar, assicurando un ricavo da 20mila euro a fronte di un investimento di 200mila per una compravendita di preziosi. Stretta di mano e saluti.

"Appena se n’è andato – prosegue Alberto – ho subito digitato su Google il suo nome ed effettivamente quello che mi aveva riferito era scritto su Wikipedia". Ogni cosa corrisponde: Farinelli era nella Toyota Corolla crivellata di colpi a Baghdad nella sparatoria che costò la vita a Nicola Calipari; era nella lista dei Panama Papers come "business man italiano"; era l’agente "Ombra" che prese parte al rapimento di Abu Omar; era l’intermediario assoldato per recuperare il cadavere del contractor Fabrizio Quattrocchi. Tutto vero? No, però lo sembra. Il motivo? Semplice: Farinelli ha modificato le voci dell’enciclopedia on line, riuscendo a ingannare persino l’autore di un libro. Il riscontro positivo rassicura Alberto, che comunque conserva un po’ di scetticismo: "La prima domanda che mi sono posto è questa: “Perché uno dei servizi segreti dovrebbe dire che è dei servizi segreti a uno sconosciuto?”. A me non verrebbe mai di farlo, eppure inizialmente...". La recita è particolarmente credibile, e include pure una chiamata che fa comparire sullo schermo dello smartphone il nome dell’allora titolare del Viminale: "Anche quello è suonato come un campanello d’allarme: “Troppo strano”, mi sono detto".

L’imprenditore e Farinelli continuano a sentirsi: "Mi contattava quasi tutti i giorni, e pian piano la richiesta di soldi si è abbassata: prima 100mila, poi 50mila, poi 10mila...". Uno schema fisso per l’imbroglione seriale, che sparava sempre cifre altissime, salvo abbassarle gradualmente se l’affare non andava in porto nei primi giorni. Alberto prende tempo: vuole vederci chiaro, vuole capire dove andrà a parare quello strano personaggio. Poi arriva il 19 aprile 2019: quel giorno, i segugi di via Moscova perquisiscono l’abitazione di Farinelli a Verona e la Sl, riuscendo a sequestrare ricevute di operazioni via Moneygram con l’Uganda, un pass sosta emesso dal Ministero dei Trasporti e un documento che qualifica l’uomo come dirigente nazionale dal 2010 del partito "Alleanza democratica". Il resto è nei cellulari: un attestato del Viminale sul riconoscimento della Medaglia d’oro al valor militare per l’operazione Sgrena, la foto di un passaporto diplomatico, una tessera servizi del Vaticano, screenshot di conversazioni con esponenti di magistratura, Esercito e Finmeccanica.

È l’inizio della fine per il quarantasettenne: "Da quel momento, ha smesso di scrivermi – chiosa Alberto – e solo dopo ho scoperto il perché". L’imprenditore, che alla fine non ha dato neppure un centesimo a Farinelli, è stato sentito dai magistrati nei mesi scorsi per raccontare la sua storia, identica a quella di tanti altri che invece nella trappola ci sono cascati eccome. "Ne ho visti di zanza nella mia vita – sorride – ma come lui mai: sono diffidente di natura e quindi non mi sono fidato, ma non mi stupisco che in molti si siano fatti fregare". Molti sì, compresi i tre che il finto 007 avrebbe truffato, come raccontato dal Giorno , durante il periodo trascorso ai domiciliari (e poi con obbligo di firma) in un paesino del Pavese, a cavallo tra 2021 e 2022. Una recidiva che gli è costata il ritorno dietro le sbarre una decina di giorni fa.

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