ANDREA GIANNI
Cronaca

Truffa dell’asfalto e la banda degli irlandesi. Centinaia di vittime e denunce: ecco come agivano

Nomadi irlandesi offrivano lavori a prezzi stracciati, poi l’amara sorpresa: materiale scadente e pericoloso. Nove arresti, anche a Pioltello e Carugate

Con la truffa dell'asfalto il clan di nomadi irlandesi ha fatto una fortuna

Con la truffa dell'asfalto il clan di nomadi irlandesi ha fatto una fortuna

Milano, 28 maggio 2024 –  La banda degli irlandesi, specializzata nella "truffa dell’asfalto", aveva una delle sue basi alle porte di Milano, a Pioltello e Carugate, dove la Guardia di finanza ha arrestato due dei presunti componenti di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all’autoriciclaggio.

Un blitz preceduto da indagini che hanno raccolto e analizzato centinaia di denunce di persone, tra cui diversi piccoli imprenditori, che tra la Lombardia e altre regioni d’Italia sono cadute nel raggiro. "Sembravano persone distinte – è il leitmotiv delle denunce – e parlavano italiano con un spiccato accento anglosassone. Non ci siamo insospettiti".

La truffa dell’asfalto è una storica “specializzazione“ di bande di nomadi di origine irlandese, che si presentano porta a porta in abitazioni o aziende per offrire, a bassissimo costo, lavori di asfaltatura di piazzali, strade private e aree parcheggio. Per giustificare il prezzo stracciato, fino a un terzo rispetto alle somme chieste dai concorrenti, gli indagati sostenevano di aver appena ultimato lavori di posa del catrame in cantieri nelle vicinanze, millantando anche incarichi da parte di enti pubblici, e di avere quindi l’immediata disponibilità di operai e di materiale da smaltire perché in eccedenza. Ottenevano così gli incarichi e, una volta eseguiti i lavori in tempi record, pretendevano il pagamento immediato della somma pattuita. Sparivano dalla circolazione e, ben presto, i committenti si accorgevano di essere caduti in un raggiro. L’asfalto, di pessima qualità, si sgretolava nell’arco di pochi giorni, rendendo necessario un nuovo e costoso intervento. Impossibile ottenere dagli irlandesi la restituzione dei soldi, perché nel frattempo avevano fatto perdere le tracce, trasferendosi in altre in zone alla ricerca di prede. Le loro ditte non avevano sedi, uffici e una reale operatività. Gli operai erano totalmente in nero.

Delle somme fatturate e incassate, fino a 20-30 milioni di euro secondo le ricostruzioni delle Fiamme gialle, nulla veniva dichiarato e versato al Fisco. Il tesoro finiva all’estero, in Irlanda o nel Regno Unito, con un’evasione di almeno 9 milioni di euro, che si somma alla beffa per i clienti. Le indagini condotte dalla Guardia di finanza di Merano e coordinate dalla Procura di Bolzano hanno portato all’esecuzione, con il supporto dei Reparti di Milano, Roma, Ancona, Grosseto, Novara e Padova, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di nove persone, tra cui due domiciliate a Carugate e Pioltello, con nazionalità irlandese e britannica. Sono state poste sotto sequestro auto e mezzi da lavoro mentre, anche attraverso le procedure di cooperazione internazionale, si sta cercando di risalire ai flussi di denaro. Per i truffati, però, la strada per recuperare i soldi spesi non è in discesa. Potranno costituirsi parti civili, quando verrà celebrato il processo.