Il “triangolo industriale” delle mafie. In Lombardia un quarto dei ricavi

Sul territorio oltre 320 aziende criminali, in 7 anni cresciuto del 60% il rischio di infiltrazioni. Dal caso Spumador ai subappalti Schenker: la ’ndrangheta punta sulla logistica

Uomini della Direzione Investigativa Antimafia

Uomini della Direzione Investigativa Antimafia

Milano - ​Il nuovo "triangolo industriale" dell’economia mafiosa si estende nella Pianura Padana, fra Milano, Treviso e Bologna. Le cosche hanno messo le mani sui distretti della logistica, si sono infiltrate in fabbriche e cantieri, aprono attività commerciali e società per azioni. Solo in Lombardia si concentra il 16,4% delle aziende criminali attive sul territorio nazionale, con 322 società confiscate o sequestrate negli ultimi anni perché connesse a organizzazioni criminali di stampo mafioso oppure segnate dalla presenza di membri del Cda o soci con più del 10% delle quote condannati per 416 bis o per concorso esterno.

Nel Centro-Nord Italia, dove è consolidato il predominio della ’ndrangheta, la Lombardia è superata solo dal Veneto, che conta 386 aziende criminali. La situazione è fotografata da una ricerca del professore di Economia aziendale e responsabile del Centro di ricerca imprese mafia ed economia (Crime) dell’Università di Padova Antonio Parbonetti, che ha incrociato i risultati delle centinaia di operazioni antimafia degli ultimi anni nelle regioni più ricche d’Italia, terra di conquista per organizzazioni che si muovono nell’ombra, spostano miliardi di euro e, sparando di meno rispetto al passato, hanno scalato l’economia. Ma, dietro la facciata, la violenza è quella di sempre.

Dipendenti e dirigenti di Spumador, la storica società produttrice di bibite con sede a Caslino al Piano, nel Comasco, si sono visti rivolgere una lunga serie di minacce da parte di Antonio e Attilio Salerni, presunti affiliati alla ‘ndrangheta titolari della ditta Sea Trasporti, con lo scopo di ottenere il controllo delle commesse. Frasi - come "guarda che adesso vengo lì e sparo..." oppure "accendiamo un po’ di fuoco" - che avevano creato un clima di terrore nell’azienda ora affidata a un amministratore giudiziario proprio per "contrastare la contaminazione" della criminalità emersa dall’inchiesta del pm della Dda di Milano Paolo Storari.

È in amministrazione giudiziaria per la "bonifica dei contesti inquinati" anche il ramo italiano del colosso tedesco della logistica e dei trasporti Schenker. Nicola Bevilacqua, affiliato alla ‘ndrangheta, intestando una società alla moglie si sarebbe infiltrato nei subappalti della filiale del gruppo di proprietà delle ferrovie tedesche Deutsche Bahn finita sotto i riflettori della Procura di Milano. Indagini che fanno emergere i tentativi di infiltrazione anche in grosse aziende, sfruttando il potere dei soldi e delle intimidazioni attraverso una galassia di Srl, cooperative e consorzi. "Il Nord Italia rappresenta una straordinaria opportunità di incremento del potere e della ricchezza", sottolinea il professor Parbonetti.

Guardando la distribuzione dei ricavi generati dalle aziende criminali, emerge che in Lombardia si concentra oltre un quarto (25,4%) dei ricavi nazionali con una media di 1.629.794 euro. In Calabria, al primo posto per numero di aziende in mano alle cosche, si concentra solo il 9,3%. In Campania il 2%, in Sicilia appena lo 0,2%. Nel Nord Italia si avvicinano alla Lombardia solo Veneto ed Emilia Romagna, dove si concentra rispettivamente il 19 e il 16,8% dei ricavi generati a livello nazionale. Tre regioni che, insieme, "contribuiscono a generare oltre il 60% del fatturato riconducibile alle aziende criminali".

In Lombardia si concentra il 21,5% degli investimenti, con un attivo medio di 2.739.141 euro. E sempre in Lombardia nell’arco di sette anni è aumentato del 60% il numero di aziende che attraverso l’analisi di una serie di parametri presentano un "alto rischio di connessione" con le mafie. "Gli imprenditori, oltre ai professionisti, rappresentano il volto più pericoloso – sottolinea Parbonetti –. Grazie ad una straordinaria capacità di mimetismo, le mafie si presentano con il volto apparentemente pulito". Imprenditori come quelli intercettati nel 2014 nell’ambito della maxi-inchiesta Tibet che, tra l’altro, portò alla scoperta di una banca clandestina gestita dalla ’ndrangheta a Seveso. "La torta è milionaria, ma milionaria vera", affermava uno dei due. E l’interlocutore replicava: "Quello che io e te con la nostra faccia, capacità, contatti ed immagine sul mercato…glieli moltiplichiamo".

 

 

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