Trezzi e Imberti, chiesto il giudizio per corruzione

La Procura di Monza sull’ex sindaca di Cinisello, il marito e l’imprenditore immobiliarista Cipelletti

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La Procura di Monza chiede il rinvio a giudizio per gli indagati della presunta corruzione nell’operazione urbanistica ex Auchan-parco del Grugnotorto.

Il provvedimento è stato firmato dai pm Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullio per l’ex sindaca Pd Siria Trezzi, il marito Roberto Imberti, vicesindaco fino al 2013, l’ex assessore Ivano Ruffa, l’ex consigliere comunale Franco Marsiglia e l’immobiliarista Paolo Cipelletti.

Nel giugno scorso per Siria Trezzi, il coniuge e l’imprenditore erano scattati gli arresti domiciliari, sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Patrizia Gallucci, che aveva invece disposto l’obbligo di firma per Ruffa e Marsiglia.

Secondo la Procura, che già nel 2016 aveva disposto perquisizioni nell’ufficio tecnico del Comune, la corruzione starebbe nell’aver favorito economicamente il più grosso imprenditore immobiliare di Cinisello attraverso un meccanismo che avrebbe consentito la supervalutazione di una vasta parte delle aree del parco del Grugnotorto, di sua proprietà, a cui l’amministrazione era interessata. L’indagine è partita dalle denunce dell’ex consigliere dei 5 Stelle Giancarlo Dalla Costa e degli ambientalisti e riguarda il Pgt varato nella passata legislatura, ma affonda le radici nelle vicende urbanistiche degli ultimi 30 anni, che arrivano fino al progetto di riqualificazione del quartiere Bettola, dove dal 2015 si attende il capolinea del metrò.

Lo strumento scelto è quello della compensazione urbanistica: offrire al proprietario delle aree del Grugnotorto un valore di superfici edificabili “da spendere“ in altre zone della città. In questo modo il Comune avrebbe potuto “acquisire il parco“ e renderlo pubblico. Gli indagati sono tutti a piede libero. Sin da dopo gli interrogatori di garanzia, il gip ha disposto la revoca delle misure di custodia cautelare ritenendo che fossero venute a mancare le esigenze cautelari, visto che Trezzi e Ruffa si erano dimessi da ogni incarico (Trezzi aveva rimesso le deleghe di consigliera della Città metropolitana e Ruffa da coordinatore cittadino del Pd), mentre Imberti si era dimesso dalla carica di presidente di un gruppo di cooperative edilizie che gestiva ed era venuto meno il suo presunto ruolo di intermediario, dopo che la moglie aveva rinunciato ad ogni incarico nella pubblica amministrazione.

La revoca della misura cautelare era arrivata anche per l’immobiliarista Paolo Cipelletti, in quanto non sussisteva più il pericolo di commettere reati analoghi essesendosi si è a sua volta dimesso dalle cariche societarie. Per Marsiglia la revoca dell’obbligo di firma era arrivata invece per motivi di salute. Per la Procura, però, sono rimasti i gravi indizi di colpevolezza, mai messi in dubbio dalla gip. Dal canto loro, gli indagati hanno sempre negato la contestata accusa di corruzione.

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