Milano – “Colpa degli operai”. E le segnalazioni su quel giunto usurato che fecero già mesi prima che il binario si spezzasse? "Vennero spedite via e-mail ed evidentemente si persero. Avrebbero dovuto inserirle nel sistema informativo dell’azienda e saremmo intervenuti di sicuro".
Tutto chiaro, insomma. Se all’alba del 25 gennaio di cinque anni fa il treno dei pendolari Cremona-Milano deragliò per colpa di una rotaia che perse un pezzo, la responsabilità è degli operai, non certo dei tecnici e dei manager di Rete ferroviaria italiana, la società che si occupa della manutenzione dei binari in tutt’Italia. Parola di Umberto Lebruto, direttore della Direzione produzione di Rfi e di Vincenzo Macello, direttore della Direzione territoriale produzione di Milano – interrogati ieri – due degli otto imputati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo per la tragedia avvenuta a Pioltello, alle porte della città, con i vagoni che si staccarono andando a schiantarsi contro un palo della luce, tre passeggere morte e decine di feriti.
Nell’aula del tribunale a rispondere della strage, infatti, operai non ce ne sono: tocca invece all’ex ad Maurizio Gentile (ieri in aula) e ad altri sette tra manager e tecnici della società difendersi dalle accuse. Ci sono anche il responsabile linea sud della direzione territoriale produzione di Milano e quello dell’unità di Brescia. C’è il capo reparto programmazione e controllo linee sud e il responsabile della struttura operativa ingegneria della direzione territoriale.
Per la procura, quello di Pioltello fu un disastro ferroviario causato da una lunga serie di omissioni nella manutenzione e nella sicurezza, dovute alla sola volontà di risparmiare sulle spese da parte di Rfi. Ieri per la prima volta dall’avvio dell’inchiesta gli indagati hanno deciso di fornire la loro versione dei fatti, scaricando ogni responsabilità sulle spalle degli operai. I quali, al contrario, sentiti dai giudici come testimoni avevano ripetuto che sostituire il giunto usurato poteva concludersi "in circa tre ore e mezza di lavoro" con l’interruzione del traffico sulla linea. Ma per ritardi, lungaggini protratte per mesi e carenza di personale, non era mai stato fatto.
"Per cambiare un giunto ci vogliono almeno sei o otto persone – avevano spiegato – non potevamo farlo noi". Infatti le unità "sono state potenziate" solo dopo l’incidente del 2018. Ma per Lebruto e Macello, invece, tutto in Rfi funzionava alla perfezione.