Treno deragliato a Pioltello
Milano, 26 gennaio 2018 - Lorenzo Cigoli, 55 anni e di Bariano, vicino Bergamo, è uno dei 10 feriti arrivati ieri mattina al pronto soccorso del San Raffaele. Un codice giallo, estratto dai soccorritori nel vagone, finito accartocciato come una scatola di tonno, del treno che ha deragliato a Pioltello, prima delle 7. Si è procurato una frattura alla caviglia, un taglio all’altezza del sopracciglio, diverse contusioni. Ma quello che preoccupa di più il figlio Davide, di 27 anni, è il «trauma psicologico».
Ha avuto modo di vedere suo padre? «Sì. Ho capito che è sconvolto. Il fatto è che ha tenuto sopra di sé per un tempo interminabile una delle vittime. L’ho visto piangere, lui che non è abituato a farlo. Ci vorrà del tempo perché metabolizzi questa tragedia».
Lei all’ora dell’incidente dov’era? «Ancora a Treviglio. Di solito prendo il convoglio che arriva da Cremona anch’io. Mi ha salvato, per così dire, la pigrizia: ho preso il treno dopo».
Come ha appreso la notizia? «Mio padre ha avuto la lucidità di chiedere ad un passeggero, a cui ha dato il numero di casa, di avvertire mia madre. Lei mi ha chiamato mentre ero in stazione. Ho cercato di sapere di più dal call center di Trenord ma al telefono hanno negato che ci fossero morti o feriti gravi. Ho saputo tutto dalla televisione, quando sono tornato a casa. Poi un agente della polizia locale che è nostro amico ci ha detto di precipitarci al San Raffaele».
Da quanti anni suo padre prendeva quella linea? «Da 20. A Milano fa l’impiegato. Si era alzato alle 5:30 per prendere un primo treno a Morengo Bariano alle 6:23. A Treviglio è salito sul convoglio maledetto diretto a Milano Garibaldi dove non è mai arrivato».
Prova rabbia? «Tanta. In Italia ci deve scappare almeno un morto perché si puntino i riflettori su problemi incancreniti».
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