Treno deragliato, l’analisi sui carrelli e la pista dello “svio” successivo

Terminati i rilievi sui binari: nei prossimi giorni gli investigatori accenderanno i riflettori sui carrelli dei vagoni

L'incidente ferroviario di Pioltello

L'incidente ferroviario di Pioltello

Milano, 30 gennaio 2018 -  I rilievi sui binari sono terminati. Nei prossimi giorni, gli investigatori accenderanno i riflettori sui carrelli dei vagoni del treno Cremona-Porta Garibaldi deragliato giovedì scorso, in particolare sul carrello della terza carrozza. Gli agenti del Noif, coordinati dal vicequestore aggiunto Marco Napoli, si concentreranno su quel rottame in cerca di ulteriori elementi da consegnare ai super esperti nominati dalla Procura. Partendo da un presupposto, condiviso da molti tecnici del settore: è poco probabile che la rottura del pezzo di «fungo» da 23 centimetri, ritrovato a una ventina di metri di distanza dal cosiddetto «punto zero», sia l'unica responsabile del drammatico deragliamento costato la vita a Ida Maddalena Milanesi, Giuseppina Pirri e Pierangela Tadini.

E a favore di questa ipotesi, ancora tutta da dimostrare, sembrano deporre alcune foto scattate sul luogo della tragedia e pubblicate dal portale Ferrovie.it: nei fotogrammi si nota una fessura molto profonda sulle traversine in cemento, perpendicolari alle rotaie, che parte però da un punto distante circa 150 metri dal «punto zero». La domanda: perché quel solco, evidentemente scavato dalle ruote finite fuori asse, non comincia dal «punto zero» bensì da più di cento metri più avanti Una prima analisi delle immagini lascia pensare che il regionale Trenord sia uscito dalla sua sede naturale in un secondo momento.

E allora, l'altro interrogativo, non è plausibile che il tratto mancante di binario, quello sotto il quale era stato appoggiato – non si sa da quanti giorni e da chi – una tavoletta di legno per sostenerlo, sia stato una concausa e non l'unica causa del disastro ferroviario E di conseguenza: il piccolo «salto», lungo il quale sono passate indenni le prime due carrozze del treno spinto dalla motrice sul fondo, non può aver sollecitato in maniera eccessiva un carrello già malmesso D'altra parte, va ricordato che i convogli di Trenord vengono ispezionati periodicamente; e che è anche possibile che le ruote siano rimaste in equilibrio sul binario per 150 metri prima di andare a finire sulla massicciata e di iniziare a fare scintille come si vede nel filmato della stazione di Pioltello.

Quesiti ai quali dovranno rispondere gli ingegneri Fabrizio D'Errico e Roberto Lucani e l'ispettore superiore della Polfer Angelo Laurino, che ieri hanno materialmente ricevuto l'incarico dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm titolari del fascicolo Leonardo Lesti e Maura Ripamonti; nominato pure un esperto informatico, al quale spetterà, tra l'altro, l'estrapolazione dei dati della scatola nera del regionale. E sempre ieri i magistrati hanno ufficialmente iscritto nel registro degli indagati i vertici di Rfi e Trenord, vale a dire le società responsabili rispettivamente della manutenzione della rete ferroviaria e della gestione dei treni regionali. L'amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, il direttore di produzione Umberto Lebruto, l'ad di Trenord Cinzia Farisè e il direttore operativo di piazzale Cadorna Alberto Minoia, potranno ora nominare un consulente per le autopsie sui corpi delle vittime (che verranno effettuate probabilmente domani) e partecipare, tramite loro esperti, alla maxi consulenza-tecnica disposta dalla Procura per chiarire le cause della sciagura.

Sembra solo l'inizio, però, considerato che la relazione ufficiale della Polfer, responsabile del lavoro di indagine, non è stata ancora depositata sul tavolo dei magistrati. In quelle pagine, i pm potrebbero trovare le prime risposte ad alcune delle anomalie fin qui evidenziate dagli investigatori: una possibile spiegazione, ad esempio, al mistero della «zeppa» di legno trovata proprio in corrispondenza del «punto zero»; chi l'ha sistemata non l'ha fatto di certo di sua iniziativa e senza stendere un rapporto di intervento che, infatti, sarebbe già stato acquisito agli atti. Così altri indagati potrebbero a breve aggiungersi alla lista.

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