DI MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Tovaglie bianche in piazza Duomo "Ormai siamo a terra, danni enormi"

La manifestazione contro la chiusura di bar e ristoranti in contemporanea con altre 23 città: non siamo noi il problema, solo a Milano perdita di fatturato mensile di oltre 152 milioni di euro

di Marianna Vazzana

Tovaglie bianche in piazza Duomo per apparecchiare tavoli immaginari. Sono state il simbolo della protesta dei pubblici esercenti ieri mattina, che in contemporanea con i colleghi di altre 23 città hanno lanciato un grido d’aiuto contro la chiusura alle 18 di bar e ristoranti e le misure restrittive nei confronti di imprese di catering, banqueting e intrattenimento, secondo l’ultimo Dpcm, per contrastare il coronavirus. "Decisioni che vediamo come il colpo di grazia a un settore in sofferenza da 8 mesi", sottolineano imprenditori e imprenditrici ma anche dipendenti. Si sono riuniti in 400 tra ristoratori, pasticceri, cuochi, camerieri, titolari di imprese di catering e albergatori, chiamati a raccolta da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi. Tutti seduti, rimarcando lo slogan della giornata #siamo a terra!, attorno alle tovaglie, con le mascherine sui volti.

"Le ragioni dell’iniziativa - spiega il presidente Fipe Lino Stoppani - non è soltanto evidenziare i valori economici e sociali dei pubblici esercizi ma soprattutto chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa, rapida e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che, prima dell’emergenza sanitaria, generava nel nostro Paese un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno. Prendiamo atto dei nuovi indennizzi annunciati dal governo, del prolungamento della cassa integrazione e delle altre misure per il sostegno di un settore al collasso, ma tutto questo non è proporzionato ai danni, al disagio, all’amarezza e spesso alla disperazione che la categoria sta vivendo. Ci siamo accollati costi e responsabilità per poter riaprire in sicurezza, rispettando tutti i protocolli, e ora siamo ritenuti non essenziali, non siamo visti come alleati per gestire l’emergenza. Ma noi non siamo il problema: possiamo e vogliamo essere parte della soluzione". Per Stoppani "il decreto Ristori approvato dal governo è un primo importante segnale ma se le risorse promesse non arriveranno sui conti correnti degli imprenditori entro i primi giorni di novembre, il Paese perderà una componente essenziale, terminale strategico della filiera agroalimentare e dell’offerta turistica che ci rendono unici al mondo".

Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, ricorda che "la chiusura dei pubblici esercizi alle 18 provocherà a ristoranti, bar e locali di Milano una perdita di fatturato mensile di oltre 152 milioni di euro al mese", che nella quotidianità si traduce in disagi enormi: "Gestisco numerosi locali, tra cui El carnicero, e ho 250 dipendenti - dice Maximiliano D’Andrea -. Ho investito soldi per adattare tutti gli spazi alle nuove normative, e ora? Bisognerebbe congelare tutte le spese e ripartire, quando si potrà, da dove ci eravamo fermati". In difficoltà pure Michela Barberi, responsabile dell’Hotel Regina, in centro: "Abbiamo chiuso l’albergo, per forza, dopo aver resistito due notti con una sola camera prenotata". A insorgere, intanto è anche Confida, l’associazione italiana distribuzione automatica, che lamenta una perdita del fatturato superiore al 50%: "Nonostante questo, la categoria non è stata inclusa nel DL Ristori".