Don Gino Rigoldi
Cronaca

Torture e violenze nel carcere Beccaria di Milano, don Gino Rigoldi: “Ci sono reati e colpevoli, ma buttare la croce sugli agenti è ingiusto”

Lo storico cappellano commenta l’operazione che ha portato all’arresto 13 agenti di polizia penitenziaria e alla sospensione di latri 8

Don Gino Rigoldi

Don Gino Rigoldi

Milano, 22 aprile 2024 – “I reati che ci sono stati e che sono dimostrabili vanno chiamati con il loro nome e hanno dei colpevoli. Detto questo, buttare la croce sugli agenti è ingiusto”. Sono queste le parole di don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Beccaria, riguardo l'operazione che ha portato all'arresto di 13 agenti di Polizia penitenziaria e e alla sospensione di altri 8 per le torture e le violenze inflitti ai detenuti in quella stessa casa circondariale.

Approfondisci:

Violenze e torture sui detenuti nel carcere Beccaria di Milano: arrestati 13 agenti della polizia penitenziaria, altri 8 sospesi

Violenze e torture sui detenuti nel carcere Beccaria di Milano: arrestati 13 agenti della polizia penitenziaria, altri 8 sospesi

Al Beccaria mancano da anni almeno 20 agenti per completare l’organico – prosegue il sacerdote -. I nostri agenti sono tutti giovani, qualcuno ha la stessa età di alcuni ragazzi, sono del tutto estranei a una città come Milano. In partenza ricevono una formazione sommaria e si apprestano a fare dei turni spesso massacranti ed estenuanti: un turno di 8 ore diventa facilmente di 12 ore e qualcosa anche di più. Quello che occorre ora è una vera formazione che li renda sensibili ai temi educativi, oltre che sul versante della sicurezza, per non trasformarli in avversari dei ragazzi. Abbiamo da alcuni mesi una donna comandante vera e da decenni comandanti precari: c’è bisogno che questa figura sia presente in forma stabile. La caserma poi dove sono ospitati gli agenti è del tutto inadeguata e necessita di spazi per il loro tempo libero”.

Approfondisci:

Carcere Beccaria, sacchi di sabbia e celle specifiche per picchiare i detenuti: così gli agenti torturavano i minori

Carcere Beccaria, sacchi di sabbia e celle specifiche per picchiare i detenuti: così gli agenti torturavano i minori

Poi, un mea culpa: “Anche noi educatori dobbiamo prenderci una parte della responsabilità: non ci siamo accorti - se non di qualche caso - anche perché la presenza educativa si esaurisce nel tardo pomeriggio e la sera al Beccaria non rimane nessuno. Mi ricordo che, vent’anni fa circa, dalle 19 alle 21 c’erano diversi club di lettura, di arte, di pittura, di musica che consentivano ai ragazzi dopo cena di avere momenti di aggregazione culturale, artistica e di tempo libero organizzato. Bisognerebbe ripristinare questa esperienza con la presenza di educatori e di animatori culturali”.

"Infine, – conclude don Rigoldi –  voglio dire agli agenti che sono stati coinvolti in questa triste vicenda che noi continuiamo ad essere loro amici e siamo disposti a fare qualunque cosa che possa servire per il loro futuro”.