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Milano, 30 luglio 2018 - Aveva imparato, nel tempo, anche ad imitare perfettamente la scrittura della signora Amalia quando per conto suo scriveva bigliettini di Natale o di auguri che lei si limitava a “vistare”. Una confidenza conquistata poco a poco e sbocciata in sentimento quando la signora, della ricca borghesia milanese, separata dopo molti anni di matrimonio, era rimasta sola. Così quell’esotico sessantenne, con l’allegria dell’Argentina, luogo in cui era nato, piano piano si era insinuato in tutti i rivoli della vita d’alta società di Amelia, 70 anni. E ci aveva preso gusto, lui che non lavorava da anni e l’ultima residenza, prima di vivere con la signora in un palazzo a Pagano, zona nobile di Milano, l’aveva in una casa popolare di un quartiere altrettanto popolare.
L’intesa, come tutti i sentimenti che nascono in momenti di debolezza, non avrà un lieto fine, perché a decidere il futuro dell’aitante 60enne, che si credeva già erede universale di un patrimonio cospicuo, più di un milione di euro sul conto corrente, il denaro che la signora teneva per l’uso quotidiano, sarà un giudice. Lui era talmente convinto che sarebbe diventato milionario che da tempo ormai viveva accanto alla signora, si era fatto cambiare la residenza e si era fatto scrivere sulla carta d’identità "coniugato". Ma ovviamente i due non erano mai stati sposati. La signora Amelia è venuta a mancare dieci giorni fa e il fratello, unico erede secondo un testamento risalente al 2002, chiamato dal notaio, trova un secondo testamento che la signora avrebbe redatto pochi mesi prima della morte, in malattia avanzata, in cui si impegnava a lasciare tutto all’argentino.
Tutto, cioè tre palazzi a Milano, una casa di vacanze a Rapallo, una sul lago di Como, conti correnti, titoli azionari, gioielli, una collezione di orologi, tra cui Rolex con diamanti. Dal fratello è partita l’inevitabile denuncia per fare luce, a ritroso, su quel rapporto tra i due che non aveva mai convinto nessuno. La donna aveva condotto sempre una vita agita, una educazione in collegi privati, poi al termine degli studi aveva vissuto a lungo a Londra. Si era sposata con un noto e ricco imprenditore che le aveva mantenuto status e livello di vita in linea con la sua educazione. Dopo molti anni, a causa di una malattia degenerativa che le avrebbe offuscato il futuro, si era dolorosamente separata dal marito. É in questo momento di sconforto che conosce l’argentino: l’incontro nella sala d’attesa di uno studio medico. Un uomo semplice, ma gentile, allegro, dai modi garbati, anche lui con qualche piccolo problema di salute, senza famiglia.
Comincianoa frequentarsi, entrambi hanno bisogno di compagnia. Lui si propone di assisterla, diventa quasi insostituibile, prende possesso della carta di credito della donna, dei codici del conti che comincia a usare con disinvoltura. E ai vicini che si insospettiscono per quella assidua e improbabile frequentazione, lui dice: "Non posso presentarmi ufficialmente a nessuno, sono dei servizi segreti, ho combattuto in Libia... se passo sotto le telecamere del palazzo e qualcuno mi riconosce, sono morto". Fiutato il personaggio il fratello, oltre alla denuncia, ha scoperto da una semplice perizia calligrafica che quel testamento milionario non è mai stato scritto da sua sorella Amalia. Il finto marito, ricordandosi dei bigliettini di Natale, aveva perfettamente imitato la firma. Ora il patrimonio è stato sequestrato, l’accusa per l’argentino è falsità in testamento olografo, truffa, furto, false attestazioni a pubblico ufficiale, con l’aggravante di avere cagionato danno rilevante, avendo approfittato dei problemi di salute della signora.