Test del Dna sul fermato Lui: "Non l’ho violentata"

Il 37enne marocchino accusato di avere abusato una giovane si difende. La vittima: "Dopo la festa avevo perso il cellulare, si era offerto di aiutarmi".

Test del Dna sul fermato  Lui: "Non l’ho violentata"

Test del Dna sul fermato Lui: "Non l’ho violentata"

Ha negato la violenza sessuale, Imad Bourchich, il marocchino di 37 anni fermato domenica sera con l’accusa di aver stuprato, nella notte tra venerdì e sabato scorso, una giovane di 24 anni che aveva trascorso una serata in una discoteca di corso Como, zona della movida milanese. Il 37enne, assistito dal legale Delia Moretti, si è difeso dall’accusa nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Sara Cipolla, che dovrà decidere sulla convalida del fermo e sulla richiesta di custodia cautelare in carcere firmata dal pm Francesca Gentilini. L’uomo, davanti al giudice, ha sostenuto di averla aiutata nella ricerca del telefono che la ragazza aveva perso e di averla riaccompagnata a casa la mattina, ma ha negato gli abusi e, come ha precisato il legale, ha dato il suo consenso all’esame del dna.

Stando alle indagini, la giovane aveva perso di vista un amico con cui era stata nel locale (dove aveva bevuto un paio di cocktail) e non aveva più il cellulare, le chiavi di casa e alcuni gioielli. L’uomo le si è avvicinato per aiutarla e lei si è ritrovata, poi, in un parcheggio in piazza Einaudi, a circa un chilometro di distanza. Là il marocchino, con precedenti anche per rapina e violenza sessuale, secondo l’accusa, l’avrebbe violentata e aggredita per ore. "Per lui era come se avessimo avuto una notte d’amore, era come se facesse parte della mia vita e continuava a dirmi che voleva la mia fiducia" ha detto la giovane nella denuncia della violenza sessuale subita.

Nel racconto agli specialisti della sezione reati sessuali della Squadra mobile la giovane ha ripercorso le angoscianti ore trascorse con l’uomo. La donna aveva trascorso la serata con gli amici in una discoteca di via de Toqueville. All’uscita era rimasta da sola e senza la borsetta con le chiavi di casa e il cellulare. "Il ragazzo - ha spiegato - mi ha detto che sapeva dov’era il mio telefono e mi avrebbe portato al telefono. lo ero convinta che vicino a me ci fosse il mio amico".

Dopo averla costretta al rapporto sessuale, al mattino Bourchich avrebbe poi accompagnato a casa la ragazza. "Una volta uscita dal parcheggio, vedendo che era giorno, non ho avuto la forza di fermare nessuno, nonostante avessi visto anche un ragazzo passare a fare jogging". "Mi ha tirato due schiaffi in faccia - ha messo a verbale la giovane - e ha iniziato a minacciarmi dicendomi: se lo fai un’altra volta ti sfregio, ti ammazzo".

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