Milano, il tesoro di Tanzi finisce all’asta

Opere di Picasso e Van Gogh confiscate dopo il crac Parmalat

Uno dei quadri di Picasso nascosti allo Stato dall'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi

Uno dei quadri di Picasso nascosti allo Stato dall'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi

Milano 31 agosto 2019 - Le firme farebbero la felicità di ogni collezionista d’arte. Monet, Van Gogh, Picasso, Ligabue e tanti altri maestri, autori di decine e decine tra tele, disegni, grafiche e sculture della collezione del imprenditore Calisto Tanzi. Opere che andranno all’asta il 29 ottobre al Centro Svizzero di Milano, vendute al miglior offerente pronto a sborsare milioni di euro, epilogo di uno degli strascichi giudiziari del crac Parmalat, definita «la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo». Un tesoretto che Tanzi aveva nascosto prima del default Parmalat, secondo le accuse acquistato in parte con soldi provenienti dalle casse del gruppo. La Procura di Parma aveva recuperato più di un centinaio di opere d’arte, nascoste in casa del genero e in altri luoghi ritenuti sicuri. Ligabue, Manet, Kandinskij, Picasso, Van Gogh erano le firme più note di una collezione che comprende gran parte degli artisti del XIX e XX secolo.

Un museo nascosto in casa, composto da opere che ora verranno battute all’asta a Milano. Il valore iniziale è stato fissato in sei, sette milioni di euro, ma saranno solo le trattative a decretarne il valore finale. I capolavori sono stati custoditi in questi mesi nei magazzini della Galleria Nazionale di Parma. L’elenco è online sul sito dell’Istituto Aste Giudiziarie di Parma con quotazioni e basi d’asta, ma molti appassionati attenderanno il 6 settembre per vederli dal vivo. Nella città emiliana, nelle sede di Ape Parma Museo, saranno esposte in anteprima nazionale le 55 opere di caratura internazionale, ma anche tanti altri pezzi considerati di valore locale come oggetti d’arredo o reperti storici. Poi, il 29 ottobre a Milano, l’asta che dovrebbe attirare decine di mercanti d’arte e collezionisti. Nel filone d’indagine riguardante le distrazioni di beni avvenute prima del crac Parmalat, tra cui il tesoretto di opere d’arte, Tanzi patteggiò nel 2013 la pena di quattro mesi di reclusione, che si aggiunge alle condanne ben più consistenti nei procedimenti giudiziari scaturiti dalla bancarotta Parmalat.

Una parabola  di successo per l’imprenditore nato a Collecchio il 17 novembre 1938, fondatore e patron per oltre 40 anni del gruppo Parmalat, che si è scontrata con debiti cresciuti a dismisura, acquisizioni sballate, investitori beffati e guai giudiziari. Fino a quando la bolla è scoppiata, con l’arresto di Tanzi nel 2003 per un crac da 14 miliardi di euro. E dalle indagini emerse anche, più di dieci anni dopo, il tesoretto ora al centro dell’asta: i quadri e le altre opere d’arte, secondo le stime dell’epoca, erano costati 9.4 miliardi di lire. Di questi, 7 miliardi provenivano dalle casse del gruppo Parmalat.

 

 

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