NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, incubo jihad: il delirio di Issam tra urla e coca

Nel 2016 i carabinieri lo trovarono fuori di sé al Satellite di Pioltello

Secondo gli investigatori Issam Shalabi era pronto a colpire

Milano, 23 novembre 2018 -  Sono passati  quasi tre anni da quel pomeriggio. Un pomeriggio che si concluse col ricovero di un 19enne egiziano in pronto soccorso all’ospedale di Melzo e una denuncia per detenzione di stupefacenti. Un intervento come tanti. Un intervento che però ora torna di stretta attualità e forse può aggiungere qualche dettaglio in più sul profilo di Issam Shalabi. Sì, perché quel ragazzo che pareva fuori di sé, sotto effetto di droga, e gridava frasi in arabo era il 22enne egiziano arrestato l’altroieri dai Nocs a Milano perché ritenuto un soldato irregolare dello Stato Islamico, un lupo solitario «pronto a colpire» che gestiva almeno un gruppo chiuso Telegram usato per divulgare i materiali propagandastici dell’Isis.

Torniamo alle 14 di quel 24 febbraio 2016. Qualcuno chiama il 112 e riferisce di urla provenienti da un appartamento in via Cilea, al Satellite di Pioltello, un quartiere ad alto tasso di immigrazione e più volte finito sotto i riflettori per degrado e microcriminalità. L’uomo al telefono chiede di fare in fretta, c’è un ragazzo che sbraita e lancia oggetti ovunque. Sul posto intervengono i sanitari del 118 e i carabinieri del Radiomobile di Cassano d’Adda: al loro arrivo, soccorritori e militari trovano l’abitazione a soqquadro e Shalabi in preda a una sorta di delirio, con ogni probabilità generato dall’assunzione di cocaina. Il ragazzo nordafricano, all’epoca 19enne, sbraita in arabo e si dimena: viene caricato in ambulanza e portato all’ospedale di Melzo per una visita psichiatrica. Addosso gli investigatori gli trovano un grammo di cocaina, mentre da un pacchetto di sigarette rinvenuto in casa spuntano altri 16 grammi di hashish già divisi in dosi. Chi era all’epoca Shalabi? Stando a quanto ricostruito dall’inchiesta dell’Antiterrorismo della Digos dell’Aquila, Shalabi aveva già intrapreso il percorso di radicalizzazione: gli agenti ipotizzano, infatti, che il contatto decisivo tra il 22enne e il mondo dell’estremismo islamico sia avvenuto tra il 28 aprile 2014 e il 26 agosto 2015, nel periodo che Issam trascorse in patria. Sedici mesi lontano dall’Italia che al rientro gli costarono il permesso di soggiorno: il rigetto dell’istanza di rinnovo gli fu notificato dalla Questura il 25 luglio 2017, motivato dall’assenza prolungata e ingiustificata; decisione poi confermata il 4 dicembre dai giudici del Tar, che negarono la sospensiva del provvedimento ritenendo non idonea la documentazione medica presentata.

Un mese dopo  quel verdetto, nel gennaio 2018, scattò l’inchiesta della Digos di Teramo, avviata per accertare le informazioni preliminari su Issam Shalabi, addetto alle pulizie del Mc Donald’s di Colonnella e frequentatore del luogo di culto Al Abu Bakar di Alba Adriatica. Ora si scopre che il presunto jihadista è il giovane che i carabinieri bloccarono a fatica il 24 febbraio 2016. A Pioltello non ha mai avuto un domicilio noto, si appoggiava da conoscenti, col permesso di soggiorno in scadenza. L’assunzione di coca, comportamento in contraddizione col suo percorso umano e religioso, lo accomuna a un altro lupo solitario passato da queste parti, il killer di Berlino Anis Amri, ucciso il 23 dicembre 2016 a Sesto San Giovanni durante un conflitto a fuoco con la polizia: pure il tunisino faceva abitualmente uso di cocaina e hashish. Le similitudini non si fermano qui. Sì, perché, ragiona un investigatore, il fatto che Shalabi avesse appoggi e fosse in grado di muoversi con disinvoltura già nel 2016 in un contesto complesso come il Satellite conferma un assunto: spesso chi progetta attentati in nome dell’Isis o ambisce a diventare un guerrigliero ha dimestichezza con gli ambienti della microcriminalità, che possono risultare utilissimi per ogni evenienza.