
Saged (23 anni)
Milano, 29 novembre 2018 - "Ho collaborato con la Digos dal 2015 fino al mio arresto, io e mio figlio Saged eravamo degli informatori". Lo ha raccontato in videoconferenza dal carcere dov'e' detenuto Fayek Shebl Ahmed Sayed, 52enne egiziano in Italia da una trentina d'anni, arrestato il 26 gennaio scorso e ora imputato davanti alla Corte d'Assise di Milano con l'accusa di associazione con finalita' di terrorismo internazionale.
L'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del figlio di 24 anni non e' invece stata eseguita perche' si troverebbe in Siria dal giugno del 2014. Stando alle indagini, il padre, ex combattente in Bosnia che ha lavorato come saldatore in Italia per molti anni, avrebbe stimolato in ogni modo il figlio a partire per la Siria in un gruppo legato ad Al Nusra, denominato Harakat Nour al-Din al-Zenki. "Inviava al figlio 200 euro al mese - aveva spiegato il pm Alberto Nobili dopo l'arresto - per il suo mantenimento in Siria"
Rispondendo alle domande del suo avvocato Giusy Regina, l'imputato, che ha la residenza a Fenegrò, nel Comasco, ha raccontato di non avere denunciato alla Digos in un primo momento che il figlio era partito per la Siria, dove poi sarebbe stato anche gravemente ferito, "a combattere coi ribelli": "In quel momento era in corso la mia richiesta di cittadinanza e avevo paura di un diniego". In seguito e sempre in base al suo racconto, all'inizio del 2015 sarebbe andato in Questura a raccontare della scelta del figlio e da quel momento sarebbe scaturita una collaborazione assidua con la Digos.
"Avevo lasciato il mio numero di telefono prima a un funzionario della Digos di Como e poi, dopo che era andato in pensione,al suo successore da lui indicatomi. A volte mi vedevo col funzionario nel parco comunale di Lomazzo". Nell'ambito di questa collaborazione, il figlio avrebbe anche riferito al padre, che poi si sarebbe rivolto alla Digos, di avere visto in Siria dove si trovava l'ex consigliere leghista di Castelfranco Veneto, Fabrizio Pozzobon. "A mio figlio avevo detto che era una buona cosa collaborare con la Siria - ha detto Sayed in videoconferenza - perchè poi non sarebbe andato in galera al suo ritorno". Prossima udienza il 22 gennaio.